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parte seconda 493

turalmente ancora senza desiderii;1 e il savio che vuol possederlo, deve spogliarsi al tutto d’ogni concupiscenza:2 anzi abbiam visto, che nemmeno è permesso il desiderio d’acquistarlo.3 «Con pochi desiderii ci avviciniamo al Tao, con molti ce n’allontaniamo.4 Per la qual cosa, siccome l’uomo che si dà allo studio ogni giorno aumenta in sapere, cosi chi si dà al Tao diminuisce ogni giorna la propria energia: diminuisce, diminuisce fin che arriva all’inazione assoluta.5 Allora l’uomo gode perfettissima quiete».6

La distruzione assoluta del desiderio nel cuore umano è in vero soltanto inculcata a colui che vuol diventar «Santo», che vuol giungere all’apice della perfezione taose. Ma anche gli uomini sommamente pii s’arrestano spesso prima d’arrivare alla santità; la quale, in ogni religione, costa pel solito troppe privazioni delle cose del mondo, in cui si vive. Per questi cotali che si contentano d’esser solamente buoni, lasciando agli altri la santità, vi sono massime, le quali essi devono aver molto a caro. Il nostro filosofo, per esempio, raccomanda di contentarsi del proprio stato: cosa che si sa benissimo, ridetta tantevolte, ma che non è ripetuta mai abbastanza. Raccomanda ancora, a chi vuol vivere fuor degl’impicci, di cui son seminate tutte le vie del mondo, di non uscir mai da una condizione modesta. L’aurea mediocrità! cosa anch’essa conosciutissima per buona; ma che anch’essa non è mai apprezzata abbastanza, nè abbastanza lodata. — «Non v’è


  1. Tao-té-king, cap. xxxiv.
  2. Ibidem, cap. lxiv.
  3. Vedi pag. 488.
  4. Tao-té-king, cap. xxii.
  5. Ibidem, cap. xlviii.
  6. Ibidem, cap. xxxvii.