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492 parte seconda

prende la pena di spiegare questa stravagante similitudine. — «Quando alcuno cuoce un pesce piccolino, egli dice, non fa come quando ne cuoce uno grosso: non gli leva cioè le interiora, e non gli toglie via le scaglie; ma lo mette intero intero nella padella, e lo rivolta con la massima delicatezza, per non lo sciupare». — E altrove si trova scritto: — «I principi e i re, a guardar bene, non esistono. Principe e re son nomi collettivi di Popolo; come Cocchio è il nome collettivo di tutti i diversi pezzi che lo compongono. Se tui fai attenzione a’ pezzi, avrai le ruote, il timone, l’asse, i mozzi è va’ dicendo, ma non avrai il Cocchio; se fai astrazion delle parti, allora avrai il Cocchio. Il quale per quanto bello e magnifico sia, non è tale, che per l’unione di molte cose piccole e umili, di nome diverso».1

§ 5. — In mezzo alle pagine di Lao-tse, le quali siamo andati ora sfogliando, e dove si alternano paradossi e verità incontrastabili, pensieri or bizzarri or giusti, concetti fanciullescamente ingenui e osservazioni acute e sottili, in mezzo a tutto questo non mancano belle massime morali, che appaiono come necessario ornamento degli ottantun capitoli che compongono la detta scrittura.

Innanzi tratto è da avvertire, che il nostro filosofo si addimostra nemico de’ desiderii e della carne, da quanto il religioso Gâutama e tutti gli asceti, che menarono vita contemplativa sulle rive del Gange. Confucio e Mencio, al pari d’ogni solenne maestro di morale, furono anch’essi nemici delle concupiscenze; ma eglino vogliono il governo delle passioni e de’ sentimenti; quegli altri ne vogliono la morte.

Il Tao, che è il non-essere e il non-operare, è na-


  1. Tao-tê-king, cap. xxxix e commento.