Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/567

490 parte seconda

i grandi fiumi sono sempre più bassi de’ torrenti, de’ fossi e de’ rigagnoli; ed è per questo appunto che tutte le acque corrono a’ fiumi, corrono a’ mari. La femmina non è certo più forte del maschio, e pure con la docilità, con la dolcezza lo soggioga e lo vince; or questa docilità, questa dolcezza non sono esse nella femmina una maniera d’addimostrarsi inferiore? Tal’è d’un principe d’un vasto regno; s’egli sarà dolce, tranquillo, umile dinanzi a’ piccoli Stati, gli attrarrà a sè a poco a poco».1

Sarà facile indovinare, da quanto abbiamo riferito, che Lao-tse non dev’essere amico della guerra; pertanto non dispiacerà saper la sua opinione da lui stesso. — «I ministri, dice, non devono rendere i sudditi obbedienti al sovrano con la spada;2 imperciocchè i sudditi rendono quel che vien dato loro.3 Quando il bisogno è estremo, quando il paese è in tal pericolo che non si scansi che con le armi, un colpo vigoroso, decisivo, e basta. Perchè portare la strage e la morte per tutta la terra? I nomi d’invitto, di glorioso, di grande, acquistati a tal prezzo, son nomi d’obbrobrio.... Quei deserti eran campi biondeggianti di messi, dove hanno accampato soldati. La miseria e la fame che affliggono il vostro popolo, son frutto delle vostre gloriose imprese guerresche».4



  1. Tao-tê-king, cap. lxi. Conf. anche il cap. xxviii.
  2. Dice un commentatore: «Le armi sono istrumenti di desolazione; non si devono usare altro che quando si rendono necessarli: per esempio, affine d’intimorire i tiranni del popolo».
  3. «Chi ferisce di spada, perirà di spada». Lo stesso pensiero è espresso da Mencio: «Quel che vien da voi, ritornerà a voi», per dire che gli uomini restituiscono o il bene o il male che si fa loro.
  4. Tao-tê-king, cap. xxx. Conf. anche il cap. xxxi.