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parte seconda 483

«Nel mondo», «dice il nostro filosofo», «nulla è più molle e più debole dell’acqua, e pertanto essa vince i più forti ostacoli, e consuma le rocce più dure». — «Egli è perchè l’acqua è docile», «continua il commentatore». «Essa scorre in direzioni diverse, scende, s’innalza, riempie i vasi, qualunque sia la loro forma; se le opponi un ostacolo, s’arresta; se le scavi un solco, la conduci dove più ti aggrada. Frattanto sopporta le navi, sconvolge e trascina massi pesanti, scava le valli, fora le montagne: e a goccia a goccia consuma i macigni».1 — «L’uomo di gran virtù deve perciò esser come l’acqua».2

§ 3. — Veniamo ora a ragionare del savio perfetto, dell’uomo ideale, secondo Lao-tse. Per Confucio «Santo» è colui, che avendo conseguito in tutto la perfezione s’adopra incessantemente ad essere utile agli altri e a sè; per Lao-kün il «Santo», che vuol conseguire quello stesso fine, deve tenersi strettamente alla massima del «non-fare», conservarsi sempre in uno stato di quiete assoluta.

L’uomo perfetto deve possedere il Tao: cioè condursi costantemente in quella stessa maniera, in cui si condusse e si conduce il Tao nella produzione e nel mantenimento del mondo e delle creature. I pregi del «Santo» sono quelli medesimi che fanno grande e potente il Tao; laonde il suo carattere si compone di qualità tutte negative, sforzandosi d’abbandonare e perdere quelle che naturalmente lo spingerebbero a operare. — «L’uomo che conosce il Tao non parla; colui che parla non è arrivato a conoscerlo. Chiude gli occhi, e finge di non udire, se qualcosa da vedere o da udire gli si para dinanzi: si


  1. Tao-tê-king, cap. lxxviii.
  2. Ibidem, cap. viii.