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parte seconda | 463 |
se non altro staremo a questo mondo una diecina d’anni ancora. E di subito usciti dal monte, al morto maestro e al condiscepolo apprestarono una bara, perchè almeno avessero onorata sepoltura. Appena s’erano essi allontanati di là, ecco che Peh-yang si leva su come fosse resuscitato, e preso alquanto elisire lo messe in bocca e al discepolo e al cane, che giacevano senza vita; i quali prestamente rinvennero e si rizzarono in piedi. Il maestro, il discepolo e forse anche il cane, diventati spiriti immortali, lasciarono subitamente quel luogo. Poco appresso Peh-yang compose un’opera in tre libri, che ancora si conserva, intitolata Thsang-thung-khi, nella quale si dimostra il modo di fare la pietra filosofale, desumendone il concetto dalla vera interpretazione del Yi-king, di sotto al velame delle metafore; inquantochè i letterati delle età passate, non conoscendo l’arte divina dell’alchimia e della magia, errarono nell’intendere i misteri delle forze della Natura, de’ quali si ragiona in quel testo. A questo modo si esprime un libro cinese, dove si raccolgono le vite e i miracoli di questi siffatti personaggi, e donde abbiam tradotta la novella delle gesto di Peh-yang, la quale poco sopra è stata riferita.
§ 2. — Lasciamo a questo punto la storia delle origini della magia, e veniamo a parlare brevemente di quella delle origini della filosofia e della metafisica, che formano la parte principale del sistema taose. La dottrina di Confucio cercò appoggio e autorità in Yao e in Shun (2365-2255 av. C.); la dottrina del Tao pretende avere il suo cominciamento da Huang-ti (2697-2597 av. C.). Ma Confucio dichiarò schietto che quel che insegnava non era opera tutta sua, e procurò di rendere altrui persuaso che non faceva che tramandare la sapienza antica; cosicchè i nomi dei due sovrani ora detti,
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