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introduzione xlix

di culti, non si trova solo tra il volgo dell’estremo Oriente; e senza uscire dall’Asia o da’ paesi limitrofi, se ne trovano esempi non pochi in diverse contrade. I Mussulmani albanesi accendono candele a S. Niccola; i Cristiani mirditi consultano con rispetto i dervisci; a Pondichery, i Mussulmani non solo hanno preso dagli Indù e dai Cristiani l’uso delle processioni, che in origine era loro sconosciuto; ma queste tre comunioni reputano meritorio d’osservare le feste in comune, ed assistervi con eguale raccoglimento. E per non moltiplicare gli esempi, in un tempio del fuoco a Baku su l’altare vedevansi qualche tempo fa, accanto alle divinità sivaitiche, i vasi appartenenti al culto Parsi, le immagini russe di S. Niccola e della Vergine, e alquanti crocifissi cattolici; e tutto era egualmente oggetto di rispetto e venerazione.1

Il Buddhismo, arrivato nella Cina già corrotto da dottrine straniere, vi assorbì facilmente tutte le vecchie credenze popolari, e le nuove prodottesi specialmente dalle degenerate dottrine di Lao-ze. Il Pantheon buddhico ebbe quindi una serie interminata d’idoli, un esercito di Genii, una folla di strane cerimonie, come sortilegi, scongiuri, evocazioni per via di formule magiche. Contro questa nuova religione, contro que-


  1. Gobineau, Les religions et les philosophies dans l’Asie centrale, p. 7, 8, 9.

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