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parte seconda 459

se ne fuggì. E per tal maniera fattasi ella immortale, si ricovrò nella Luna, e ne divenne la dea: la Diana cinese, se vuolsi. Ma, anzi che avere le forme avvenenti della caccìatrice greca, essa si mostra a’ mortali sotto figura di un rospo, che i cinesi credono vedere anc’ora chiaramente alcuna volta nelle macchie lunari. Crebbe, dopo questo avvenimento, nella Luna un albero maraviglioso, detto albero Kuei, che si suppone essere una specie di Cassia; ma una Cassia miracolosa, le cui foglie hanno virtù di dar l’immortalità a chi ne mangia. Una lepre poi è al servizio della dea Cang-ngo; e pesta in un mortaio le foglie di quella pianta, e le altre droghe per far l’Elisir della vita, il quale la dea stessa e gli altri eterni impartiscono agli uomini che se ne resero degni. La lepre, che per antica credenza campa mill’anni, e concepisce, senza aiuto di maschio, solo a guardar la Luna, è certo tra gli altri animali il più degno d’adempire, in quell’astro, l’ufficio di confettare il beveraggio portentoso, sotto la protezione degl’iddii. L’albero Kuei, la Lepre, il pestello e il mortaio, si veggono, a dir de’ Cinesi, disegnati nelle macchie della Luna; le quali, secondo i filosofi del tempo de’ Sung, che sdegnano, come ognun può credere, siffatte fole, non son che ombre o immagini di monti, dì fiumi, di boscaglie e di pianure. Cang-ngo detta anche Hêng-ngo, la Dea della Luna,1 già moglie del detto arciere, si deve dunque a ragione tenere come la patrona degli alchimisti e de’ maghi dell’Impero di Mezzo.

Così è principiata la leggenda dell’Elisir della vita; la fede nella cui efficacia andò col tempo facendosi tanto grande, che la terra cominciò a supporsi popolata d’un


  1. Essa è anche Dea pronuba, e si crede che leghi pe’ piedi, con certi nastri rossi, le coppie de’ fidanzati.