fonda; il sole e la luna di per sè stessi son luminosi; e anche l’armonica disposizione degli astri vien dalla natura loro. E le piante non hanno esse eziandio proprietà ben determinate, che ne distinguono le infinite specie? Se tu ti applicherai con sollecitudine a coltivare la scienza del Tao, tu l’acquisterai. A che dunque ti serviranno la carità e giustizia? Battere il tamburo per chiamare una pecora smarrita è da stolti: e tu mi sembri uno che intenda a rovescio la natura umana. — Poi domandò a Confucio: — Se’ tu giunto in possesso della Scienza (Tao)? — Io la cerco invano da ventisette anni, rispose questi: — Se la Scienza (Tao), riprese a dir Lao-tse, fosse cosa da potersi dare in omaggio agli altri, chi non la porgerebbe al suo principe?; e se si potesse offrire a qualcuno, chi non l’offrirebbe a’ genitori?; e se si potesse annunziare altrui, chi non la annunzierebbe al fratello?; e se si potesse tramandar per tradizione, chi non la lascerebbe in retaggio a’ figliuoli? Ma tutto questo è impossibile; la Scienza non dimora che nell’animo di chi può farsene assoluto signore. — Eppure, tornò a dire Confucio, io ho compilato il Libro de’ versi (Shi-king), le Storie antiche (Shu-king), il Canone de’ riti (Li-ki), il Trattato della musica (Lo-king), e la Cronica del mio paese natale (Chun-thsiu). Ho predicato la saviezza degli antichi re, e ho procurato che quella fosse luce che rischiarasse il sentiero a’ sovrani di Ceu, per molte generazioni di principi; ma invano, chè ogni mia fatica fu senza frutto: cotanto è difficile farsi comprendere dagli uomini! — Lao-tse replicò: — Le discipline1 che hanno
- ↑ A parola: le sei discipline, cioè il cerimoniale, la musica, l’arte di tirar d’arco, l’arte di guidare i cocchi, l’arte di scrivere, e il calcolo.