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418 parte seconda

§ 3. — Quanto alla filosofia professata dalla scuola, o setta come altri voglion chiamarla, de’ Letterati, verremo ad alcune particolarità delle più degne d’osservazione, non potendo estenderci a parlare di tutto l’intero sistema. Ma in prima è di mestieri fermarci un poco al nome, che in Europa si dà a questa dottrina e agli osservanti d’essa. La lingua cinese non ha un espressione che equivalga alla nostra parola Religione. Il vocabolo Kiao, che i Cinesi adoprano a ciò, vuol dire «quel che ne’ grandi è degno d’essere imitato, e che la comune degli uomini deve prendere a modello», vuol dire «precetto, legge, dottrina, istruzione, istruire». Le tre religioni, di Confucio, del Buddha e di Lao-tse, sono indicate indistintamente con lo stesso nome di Kiao; e con esso chiamansi anche le religioni straniere, che han seguaci in Cina, come l’Islamismo e il Cristianesimo. Il nome proprio dato al Confucianesimo è Jü-Kiao, che vien tradotto «Dottrina de’ letterati» o «Dottrina de’ filosofi»: la qual cosa farebbe pensare più a un’accademia di dotti, che a una comunione di fedeli. Ma così è, i veri sacerdoti del confucianesimo puro sono gli uomini di lettere; il volgo si conforma per quanto egli può agl’insegnamenti morali di quella dottrina, mischiandovi quel che delle religioni del Buddha e del Tao più si adatta a’ suoi abiti e alla sua intelligenza, senza disdire a’ precetti di Confucio. Inoltre le parole «letterato e filosofo», con le quali rendiamo la parola cinese (che è l’epiteto


    freddo, il vento, durano moderatamente. Si vuole per esempio che sotto un clima moderatamente piovoso gli uomini in generale siano onorevoli, in clima moderatamente sereno, industriosi e così via. Nell’altra colonna si indicano le qualità degli individui che vivono sotto climi, dove la pioggia, il bel tempo, il caldo, ecc. sono costanti ed eccessivi.