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384 | parte seconda |
§ 2. — Con l’esame della Morale e della Politica di Mencio, che ci han fornito le belle pagine del prof. Severini, abbiamo finita la nostra esposizione delle «Sacre scritture della Cina», o de’ «Cinque Libri canonici» e de’ «Quattro Classici». Nel capitolo seguente faremo una breve storia delle dottrine di Confucio; e tratteremo poi della fede filosofica degli odierni seguaci del gran maestro. Ma prima di lasciare l’argomento, che ci ha trattenuti fino ad ora, non credo fuor di proposito alcune considerazioni generali sull’indole del Confucianesimo. E a questo fine cadono acconce certe osservazioni de’ missionarii cristiani; i quali, studiando pel solito le credenze religiose e filosofiche d’un popolo coll’intento di confrontarle alle loro, si fermano specialmente su’ punti, che più da quelle si allontanano, e che spesso sono i punti principali e distintivi. E nemmeno i giudizii ch’eglino portano, non di rado poco conformi al vero, su gli effetti di quelle dottrine, sono inutili a conoscersi; perchè rivelano gli effetti, che forse si manifesterebbero, se esse venissero professate da genti, che non fossero della schiatta, in cui queste stesse dottrine nacquero e si svolsero. Imperocchè ognuno giudicando quasi sempre dal proprio sentire, non può figurarsi che quel che è funesto o buono a sè, non debba anche agli altri esser tale. Ora i missionarii della Cina, per quel che concerne la dottrina di quel popolo, si son fatti il seguente quesito: Data una nazione che ignorasse i comandamenti della prima tavola (quegli
bri sex, Praga, 1711. — Du Halde; Descript. de la Chine, t. ii, p. 334 e seg. — Mém. sur les Chinois, t. iii, p. 45, e t. xiii, p. 21. — S. Julien, Meng-tseu vel Mencium, etc. 2 vol. Paris, 1826. — G. Pauthier; Les Livres sacrés de l’Orient, Paris, 1840. — G. Pauthier; Confucius et Mencius, Paris, 1821. — J. Legge; The Chinese Classics, t. ii; Hongkong, 1862.