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parte seconda 379

la libertà di commercio, il mutuo soccorso, il diritto internazionale, l’intervento e il non intervento, il suffragio universale, il fondamento dell’autorità sovrana, sono gli argomenti che sotto nomi affatto diversi forniscono materia ai precetti dei pubblicisti cinesi. Quand’altro libro di quella ricca letteratura non fosse rimasto che quello di Menzio, dalle confutazioni che vi si leggono di certi sistemi politici stati proposti, di alcune teoriche sociali state diffuse, noi potremmo conoscere, che il parlare oggi ai Cinesi, per esempio, di comunismo, non sarebbe in tutto una novità; noi sapremmo eziandio che i Saint-Simon ed i Fourier s’ebbero i loro umili precursori nell’impero celeste. Eppure in tanto discorrere di diritto pubblico, mai non s’incontra negli autori cinesi la parola diritto, voglio dire che non s’incontra un loro vocabolo corrispondente all’idea significata dal nostro. Nessuno esiga, tutti prestino: tal’è il tenore di quella scuola civile.

«Doveri di governanti, doveri di governati, sono i due sommi capi, in cui si potrebbe partire il catechismo di Menzio. Ma come dai doveri faccia egli scaturire i diritti, facilmente si scorge fin dalle prime. Indirizzandosi al popolo, egli esce in così libere parole, che oggi stesso in qualche Stato d’Europa non si potrebbe ripeterle impunemente. Il popolo, egli dice, costituisce il più importante elemento di una nazione, il sovrano è il meno importante. La potestà regia emana bensì dal cielo; ma il cielo non parla, e solo manifesta la sua volontà per mezzo dell’uomo; quel che vede il popolo vede il cielo, quel che sente il popolo sente il cielo.

«.... Da così franche premesse, ardite conseguenze eran le sole che si potessero trarre. Se la regia potestà è conferita dal popolo, dal popolo stesso potrà esser tolta: e Menzio, infatti, ai ministri ed ai parenti di un indegno