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parte seconda | 373 |
«Fare all’uomo la vita quanto meno si possa infelice, questa è pei Cinesi la grande bisogna dell’umanità, questo il supremo postulato della sapienza, questo il problema proposto a governatori e sovrani, questo per conseguenza l’argomento comune ai libri di Confuzio e di Menzio. Troveremo negli scritti del secondo gli stessi aforismi, talvolta le stesse parole del primo: troveremo però l’austerità dei principii confuziani fatta persuasiva ed amabile dalla maniera socratica di Menzio; all’arida massima sostituita sovente la parabola allettatrice; al nudo apotemma, il discorso non di rado facondo; alla semplice asserzione, l’argomentazione abbastanza rigorosa e dialettica; vedremo insomma aggiunto alla sapienza antica un primo elemento di scienza. Nè pertanto si creda che tutto riducasi a innovazione o abbellimento di forma: nuova è talora la sostanza, nuovi quesiti sono proposti; e taluni, come quello per esempio sulla natura dell’uomo, ventilati con certa ampiezza di trattazione».
Dopo aver detto come le virtù degli antichi eran ve-
thier, Les quatre livres de philosophie morale et politique de la Chine: Paris, Charpentier, 1841. — J. Legge, Chinese Classics (testo, traduzione e note) vol. i contenente: Confucius Analecta, the Great Learning, and the Doctrine of the Mean: Hongkong, 1861. — J. Legge, The Life and Teachings of Confucius: London, 1873 (contiene la traduzione e le note dell’edizione sopra citata, senza il testo).
In quanto alle traduzioni e edizioni del P. Intorcetta siciliano, siccome diversi autori, nel citarle, sono incorsi in errori, riporto un brano di una memoria del Prof. V. di Giovanni (Prospero Intorcetta, ovvero il primo traduttore europeo di Confucio: Palermo, 1871), dove si dà intorno alle dette opere esatta notizia. «Ma preziosissimi sono gli altri due volumi (dice il prof. di Giovanni, parlando dei libri che si riferiscono alla Cina e che si conservano nella Biblioteca Naz. di Palermo), sin’oggi ignorati da bibliografi