trine vedendole praticare da C’eng-thang; Wen-wang le apprese per tradizione. Da Wen-wang a Confucio passarono altri cinquecento anni; Tai-Kung-wang e San-y-seng appresero le dottrine immutabili vedendole praticare; Confucio l’apprese per tradizione».1 Laonde quest’ultimo esclama sovente: «Quanto è grande Yao!; solo il Cielo può essergli messo a confronto».2 Più moralista che filosofo, Confucio trasmise le istruzioni e gl’insegnamenti di quei saggi imperatori, e non ebbe la pretensione di fondare una scuola, come più tardi si andò formando, e tanto meno una religione. Tutti i suoi scritti hanno uno scopo pratico, il benessere e la prosperità dello stato, fondati sulla moralità dell’individuo, della famiglia, del governo. Nelle Storie espone i fatti quasi col solo intento di porre in luce, con imparzialità rigorosa, le cause e gli effetti, per trarre gli insegnamenti di questa morale. Nel Libro dei Versi vuol farsi addentro, sotto forma più viva, e però più adatta a colpire le menti, nei ricordi del tempo passato, e moltiplicare gli esempi
- ↑ Mencio, lib. vii, par. ii, c. 38.
- ↑ Ibidem, i, v. 4. — Da Sciun a C’eng-thang, detto anche soltanto Thang, fondatore della dinastia dei Sciang, passarono, veramente, 489 anni; e da Ceng-thang a Wen-wang, fondatore della dinastia dei Ceu, passarono 644 anni; Mencio però, per fare un numero tondo, dice che passarono, in que’ due periodi, 500 anni.