Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
326 | parte seconda |
Il ministro non parlò a sordo. Thsin Shih-Huang-ti, nel trentaquattresimo anno del suo regno, venticinquesimo del ciclo (213 av. C.), emanò un decreto, dove ordinava che si gettassero alle fiamme tutte le copie che allora esistevano del Shih-king, del Shu-king, e d’altri scritti della scuola confuciana; e coi libri i letterati che non ubbidissero ai comandi imperiali; e trafugassero o nascondessero alcuno di quei libri scomunicati. Il decreto fu severamente eseguito, e si pose in opera ogni mezzo, perchè la distruzione riuscisse compiuta; e non mancarono coloro, i quali piuttosto che cedere ai cenni barbari del sovrano preferirono la morte. Quattrocento sessanta letterati perirono così nelle fiamme, che consumarono tutto il tesoro letterario raccolto fino allora. Alcuni libri non vennero pertanto compresi nell’editto di distruzione; e questi furono i ricordi storici della stirpe dei Thsin, i libri che trattavano di agricoltura, quelli di medicina, e l’Yi-king, il solo libro canonico che trovò grazia appo il re. Imperocchè Thsin Shih-Huang-ti, come altri valorosi capitani dell’antichità, era superstizioso; e venerava quelle pagine che erano e sono anche oggi il fondamento della scuola degl’indovini e degli auguri; i quali si mostrarono sempre compiacenti a predirgli un avvenire a suo modo, e a comporgli un beveraggio che doveva renderlo immortale; il che non gl’impedì di passare agli eterni riposi, nell’ancor giovane età di dieci lustri, l’anno 210 av. C.
Dopo i fatti che abbiamo narrati, ci potrem domandare, come fu egli possibile raccogliere nuovamente le opere e gl’insegnamenti del filosofo Khung-tse; e qual sia la storia di que’ volumi che contengono tali scritture; i quali stampati a centinaia di edizioni e a molte migliaia di copie circolano da varii secoli fra’ Cinesi, e non