tiene in conto la vita dei sudditi, e abborre dalle uccisioni e dalle stragi, non era davvero apparso durante il regno di quel monarca. Egli doveva essere adunque il nemico naturale dei letterati e dei filosofi; e costoro non mancarono di fargli guerra, secondo le loro forze, con la lingua e con gli scritti; e il sovrano, con la spada e col fuoco. Le storie riportano una lunga serie di rimostranze, fatte al re, da que’ severi censori, in ogni tempo, in ogni occasione, per la condotta di lui non conforme a’ sempre lodati savii dell’antichità; rimproveri continui, e continui impedimenti allo spedito proceder per la via ch’egli si era prefissa, i quali avrebber fatto perder la pazienza a qualunque uomo, non che a un sovrano, che non avesse in mente un gran concetto da porsi in atto in breve volgere di anni. Finalmente un celebre ministro chiamato Li-sse, in un suo discorso, pronunziato contro quegl’importuni inquisitori della condotta sovrana, propose al re un rimedio energico. «Questi uomini di lettere, esclamò egli concludendo il suo dire, pieni di sè stessi, e del preteso lor merito, che ammirano dell’antichità fin le sciocchezze, che non vedono d’utile cosa alcuna, tranne quella scienza, per la quale si stimano superiori a tutti, ma che in realtà rende loro le persone più inutili del mondo; costoro, dico, si fanno forti dell’autorità dei libri, e da essi tolgono quella iattanza che li rende veramente insopportabili agli altri; siano tolte loro adunque quelle vecchie scritture: si distrugga coi libri la potenza dei letterati, e se ne abbatta, per tal mezzo, l’orgoglio».1
- ↑ Non si deve credere che Li-sse fosse nemico de’ dotti, perchè ignorante; egli era invece ai suoi tempi tenuto per buon letterato; e fu anche inventore d’una specie di scrittura chiamata Siao-cuan.