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parte seconda 319

la Cina ebbe un poco di pace, dopo la distruzione dei regni feudatarii. Degli scritti di questo Savio, che formano il quarto dei Libri classici, tratteremo nel seguente capitolo; ora è mestieri riprendere il filo della nostra esposizione, e ritornare al Maestro.1

§ 5. — Se Confucio ebbe in vita il dolore, che fu quel che più amareggiò la sua esistenza, di vedere inefficaci i suoi insegnamenti a correggere il vizio;2 non gli mancarono pertanto la stima e l’affetto dei suoi concittadini: stima ed affetto che col tempo si trasformarono in culto, che divenne poi nazionale. Questo culto non varcò dapprima gli stretti confini del reame di Lu; ma a poco a poco il tempio, in cui fu convertita la casa che vide nascere il filosofo,3 divenne un luogo di pellegri-


  1. Mencio ebbe dall’Imperatore Yen-tsung dei Sung il titolo postumo di Tseu-kuo Kung; e dall’imperatore Thai-yüan della stessa dinastia, quello di Tseu-kuo Yu-shêng-Kung, ossia «Il secondo sapiente (dopo Confucio), Signore del paese di Tseu».
    I discepoli di Mencio sono diciassette; ed eccone i nomi:
    1. Kung-sun-cheu 10. Chên-tai
    2. Mêng-cung-tse 11. Phêng-keng
    3. Kung-tu-tse 12. Wan-cang
    4. Chên-tsin 13. Wu-lei-tse
    5. Kao-tse 14. Kao-tse
    6. Hsü-pi 15. Fei-ying
    7. Lo-chêng-tse 16. Chung-yu
    8. Hsien-khiu-mêng 17. Ceu-hsiao.
    9. Mêng-ki-tse
  2. Lun-yü, vii, 3
  3. Questo tempio esisteva, e forse anche ora, nel luogo dove fu la casa di Confucio. Un libro giapponese lo descrive a questo modo: «Il tempio detto Hsüan-shêng miao tempio del Santo universale, è nel luogo detto Khüeh-li, dove era la casa, in cui nacque il Savio, a otto li dalla città di Kiu-fu hsien. La cap-

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