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parte seconda 311

antica; imperocchè spesso è citata in questa forma dagli autori, i quali dicono d’averla tolta dal detto libro.

«Si narra dunque che una fata, per nome Kien-ti, in sul cominciare della dinastia dei Shang (1766 a. C.) passeggiando per un campo di gelsi vide un uccello nero deporre in terra un uovo bellissimo, ornato di mille fregi de’ più vaghi colori. Essa lo raccolse, e lo messe in un paniere che copri ben bene. La notte sognò la mamma delle fate, che le disse: Cova quest’uovo e nascerà un santo, che sarà il continuatore dell’aurea virtù de’ vecchi. La donna covò l’uovo, e dopo un anno si trovò incinta, e passati altri quattro mesi partorì un figliuolo che fu chiamato Khi».1 Costui appunto è tenuto per il fondatore della famiglia Khung, da cui nacque il Filosofo: egli è una persona storica, essendo figliuolo di Chêng-thang, primo imperatore della stirpe dei Shang, il quale discendeva in diciottesima generazione da Huang-ti (2600 av. C.); e quella fata Kien-ti non è che la seconda moglie del detto sovrano. In questo modo il nostro Confucio verrebbe a discendere in linea retta da colui, che è il primo nella serie cronologica degli Imperatori della Cina; e la famiglia Khung, la quale esiste anche oggi e gode di certi privilegi, conterebbe circa 4000 anni d’antichità e 12,000 discendenti maschi. In quanto al nome di Khung, ecco come ebbe origine. Un’altra opera cinese, narrando un po’ diversamente il fatto dell’uovo, dice che Kien-ti, moglie dell’imperatore Chêng-thang, avendo ingoiato un uovo di rondine, partorì un figliuolo che fu chiamato Khi, e al quale fu poi dato anche il nome di Tse e il soprannome di Yi; ora, da Yi e Tse venne il nome di Khung.2


  1. Shih-i-ki lib. ii, fol. 2, 3.
  2. Vedi Khang-hsi-tse-tien, clas. xxxix, fol. 2 v, 1.