del cielo all’infimo uomo del volgo.1 Questo perfezionamento di sè stesso, che porta alla conoscenza de’ sopraddetti doveri, i quali rendono possibile agli uomini di costituirsi in società, si opera coll’illustrare quel che i filosofi confuciani chiamano il principio luminoso della ragione (ming-te). Il quale è costituito dallo insieme di quelle doti, che il cielo pone nel cuore umano: e questo principio fa sì, che le azioni degli uomini sian sempre buone, quando esso, non offuscato dalle passioni, può liberamente manifestare le doti celesti che lo formano.2 Per tal modo, dal primo libricciuolo che si mette in mano ai fanciulli cinesi per insegnar loro a leggere (il San-ze-King), al più grave trattato di filosofia confuciana, si trova di continuo asserita questa verità fondamentale della metafisica cinese: che la natura dell’uomo originariamente è buona.3 Ora «la natura umana è costituita dal principio che governa le capacità, o disposizioni particolari, che ciascuno riceve dal cielo; ed è la potenza che spinge a operare conformemente alle Cinque immutabili virtù».4 Ma questa natura umana {sin), oltre alle dette virtù, ha pure in sè i germi delle varie passioni. Le
- ↑ Ta-hsiao i. 7.
- ↑ Ibidem, commento.
- ↑ Vedi tra gli altri Mencio, lib. iv. par. i. c. l.
- ↑ Ciung-yung i. l.