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288 parte seconda

non mi pare che possa aver nulla di mostruoso per nessun cuore umano.1

Nel culto che l’Imperatore presta agli antenati, lo Shang-ti non è solamente riguardato come progenitore di tutte le cose in generale, ma specialmente è riguardato anche come l’augusto antenato di colui, che si chiama il «Figliuolo del Cielo», il sovrano che governa il Reame di Mezzo. Sotto tale aspetto, il Cielo diventa la reggia di questo Imperatore supremo, Shang-ti, di questo capo dei Cinque sovrani, di questo Augusto antenato; che il «Libro dei canti popolari», con finzione poetica, personifica in un’ode, per metterlo sopra un trono nella reggia celeste, donde guarda e sorveglia questo basso mondo; mentre gli spiriti di altri magnanimi sovrani, che regnarono in Cina, gli fanno corona.2 — Qui comincia e finisce


  1. Questo culto degli antenati, come apparisce chiaramente da quanto abbiamo detto di sopra, non è per nulla conforme, come s’è voluto da alcuno, a quello che la maggior parte de’ popoli antichi e moderni, civili e barbari, hanno per gli spiriti dei trapassati. Per lo più sono anime in pena che domandano ai viventi un sollievo dalla preghiera o dalle oblazioni, ovvero sono anime vaganti, spiriti quasi sempre malefici, che è necessario placare. D’onde le offerte fatte sulle tombe, d’armi, d’abiti, di cibi; e anche i sacrificii umani: come quelli degli antichi Unni, che uccidevano i prigionieri di guerra dove i loro padri eran sepolti. Nel culto degli antichi cinesi, gli spiriti degli antenati sono sempre Dei benefici, tutelari della famiglia, che non hanno cagione di pena, e che non domandano soccorso alla loro progenie, nè la spaventano con la minaccia delle loro postume ire. Richieggono solo, anche morti, d’essere amati e onorati, come in continuazione di quel rispetto affettuoso che in vita ebbero da’ loro figliuoli: rispetto che è il primo de’ cinque doveri, che stanno a fondamento della morale cinese. — Le cerimonie del culto e le offerte si fanno inoltre ordinariamente nei templi domestici a loro consacrati, non sulle tombe, come usano altre genti.
  2. Shih-king, iii, i, i, 1; iii, i, vii, 1; iii, i, ix, 1,