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244 | parte prima |
dell’India. Non posso dilungarmi a citarle tutte e neanche in parte; ma coloro, cui premesse averne cognizione, potranno consultare un articolo di Stanislao Julien nel Journal Asiatique, serie iv, t. 14, p. 353.
I primi testi buddhici, come vedemmo poco sopra, furono portati nella Cina da Tshai-yin e Chin-king, nell’anno 65 av. C. Ora Ma Tuan-lin ci fa sapere che: «cominciando da quelle prime scritture fino all’intera raccolta, compilata regnante Wu-ti della dinastia dei Liang (562-547), i volumi dei testi buddhici che entrarono nel Regno di Mezzo furono cinque mila quattrocento, divisi in tre classi, cioè King (Sûtra), Lun (Abhidharma) e Lü (Vinaya), le quali insieme ebbero il nome di San-tsang (Tripitaka)». (Wên-hsien-thung-khao, k. 226, f. 2). Questo numero di volumi corrisponde presso a poco a quello, nel quale l’opera intitolata Abhidharma kôsha dice compreso tutto il Dharma skandha o «Corpo delle dottrine buddhiche». (Vedi p. 211). — Nominerò alcuni dei primi traduttori dal Sanscrito in Cinese, dei testi sacri. Dopo Kia-yeh Mo-thêng (Kâçyapa Mâtanga), monaco indiano che tradusse nell’anno 67 d. C. il Sûtra dai ventidue articoli, è notato fra gli eccellenti traduttori An-shih-kau, prete nativo della Persia orientale. Intorno il 170 d. C. Cih-cin del paese degli Yüeh-cih tradusse il Nirvâna sûtra; nel 250 un religioso del Turfan, per nome Cih-mêng, tradusse un libro sulla disciplina monastica; e dieci anni più tardi, Fa-hou (Dharmarâksha), venuto in Cina, intraprese, coll’aiuto di altri bikshu indiani, la versione di 165 opere, fra le quali il Lalitavitstâra, i Suvarnaprabhâsa sûtra, il Mrigamâtâ sûtra, e corresse la traduzione del Nirvâna sûtra. Cih-kung-ming, altro prete straniero, prese a recare in cinese il Vimalakêrtti nirdeça e il Saddharma pundarêka; e molte altre versioni furono fatte dal sacerdote indiano Kumârajîva, sotto il regno di An-ti (397-419). Questo principe amava di raccogliere in un padiglione del suo giardino i monaci, perchè gli spiegassero i sûtra; e tanto si infervorò nella letteratura buddhica, che aiutò Kumârajîva stesso a correggere le vecchie traduzioni, e a farne delle