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218 | parte prima |
plina monacale, tanto pei Bikshu, quanto per le Bikshuni, e comprende circa 250 precetti. — Il Gogerly ha data la traduzione della Pratimôksha dei Bikshu nel Friend of Colombo, t. iii. (Vedine anche la traduzione del Beal, A Catena of Bud. Script., p. 304-239).
3. Il Mahâvaggo è il codice ecclesiastico, che contiene, eccetto i precetti contro i peccati punibili con l’esclusione, tutte le minuzie della vita religiosa. — La prima parte di quest’opera porta il titolo di Kammavâtya, che si trova anco come scrittura a parte. Il Kammavâtya, fu tradotto per la prima volta in italiano dal padre Maria Percoto, missionario in Ava e Pegu col titolo: «Kammuva, ossia trattato della ordinazione dei Talapoini del second’ordine, detti Pinzi». Questa traduzione, tuttavia manoscritta, è menzionata da Fra Paolino da San Bartolomeo nel suo libro: Musei Borghiani codices. Essa e i commentarii del cardinale Borgia servirono al prof. Adler per la traduzione tedesca ch’egli ne fece, inserita nel primo volume dell’Egger’s Deutshes gemeinnütziges Magazin. Una versione inglese si deve al Clough (Miscellaneous Translations from Oriental Languages, t. ii), un’altra al Gogerly, che diede anche quella di molti brani del Mahâvaggo nel J. R. A. S. Ceylon branch, 1845. Vedi inoltre il Buchanan-Hamilton nel suo articolo On the religion and literature of Burmas. (Asiatic Researches, t. vi). Il testo Pali del Kammavâtya, con versione latina, fu pubblicato dallo Spiegel. (Liber de officiis sacerdotum Buddhicorum, Bonn, 1841). La Biblioteca di Propaganda si dice che conservi pure una traduzione latina ed un testo Pali del padre Percoto.
4. Il Cûlavaggo è il codice civile dei religiosi; e prescrive la condotta che deve tenere il monaco nelle sue attinenze con la società e col mondo, da cui non si può isolare, del tutto. — Il primo concilio non distinse il Mahâvaggo dal Cûlavaggo; e confuse queste due opere in un libro solo, che si chiamò col nome di Khandakam. — Vedi Turnour, J. A. S. of Bengal, 1837, pag. 30; e Gogerly, J. R. A. S. Ceylon branch, 1845, p. 95.