secondo quel racconto, era un principe indiano convertito all’evangelio dall’eremita Barlaam; e tutto lo scritto è inteso a mostrare la potenza del Cristianesimo per vincere le tentazioni, e a provare la eccellenza di esso a fronte di tutte le altre religioni del mondo. Ma il curioso sta in ciò, che la vita di Josafat della leggenda cristiana non è che la copia della vita di Çâkyamuni, come si trova nella leggenda buddhica. I primi agiografi s’impossessarono del racconto che i buddhisti facevano della vita del fondatore della loro religione — racconto che presentava infatti un’edificante narrazione delle lotte di una coscienza pura ed onesta con le tentazioni d’un mondo affascinante e perverso — e ne fecero un tipo di un santo cristiano. Così Simeone Metafrasta, agiografo greco del X secolo, lo celebra ne’ suoi Libri delle Vite de’ Santi,1 la maggior parte delle quali furono inserite poi negli Acta Sanctorum, da Gio. Bollando e da’ continuatori di lui. Le origini indiane di questa volgatissima leggenda furono chiarite dal dott. Liebrecht, in una dissertazione, in cui si pone a raffronto la vita di Josafat con quella del Buddha.2 Questo
- ↑ Di questo libro fu fatto un estratto, nel secolo XVI, col titolo: Liber dictus Paradisus, seu illustrium sanctorum vitae, desumptae ex Simeone Metaphraste, Venezia 1541.
- ↑ Jahrbuch für romanische und englische Literatur,