Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/278


parte prima 207

per la quale gode la stessa fama che Panini per la Sanscrita. E si sa finalmente, come siansi scoperte, nelle provincie settentrionali dell’isola di Ceylon, alcune iscrizioni, non ha guari copiate dal dottore Paolo Goldschmidt; la più antica delle quali, scritta in Singhalese, rimonta al tempo del re Devânampiyatisso, contemporaneo del re Açôka. Come potrebbesi ora supporre, che avendo gli abitanti dell’India e del Ceylon il mezzo di conservare inalterati i dommi fondamentali della loro fede, essi non lo avessero adoperato? Queste ragioni, infatti, hanno indotto lo Spence Harly (Theor. and. Leg., p. xxvi) a non accettare questa trasmissione orale degli insegnamenti religiosi, quasi vantata dagli autori indigeni, perchè impossibile e opposta ai fatti.

Qualunque sia stato il tempo, in cui il Tripitaka, o canone sacro, ricevette forma scritta, si disputò per sapere in qual lingua fu scritto la prima volta. Alcuni furono d’avviso che venisse adoprato, a tale uopo, l’idioma Pali, altri il Sanscrito. — È stato detto che una delle ragioni, che spiegano perchè il Buddhismo ebbe tanto vantaggio sopra i suoi rivali, e si sparse tanto rapidamente, fu il costume, che ebbe Çâkyamuni, di predicare al popolo in lingua vernacola. Quantunque nulla provi che i Brâhmani insegnassero in Sanscrito, piuttosto che in lingua volgare, non si può negare che questo fatto sia vero per i primi apostoli della religione buddhica. Anche alcuni passi di libri originali ne fanno fede, come, per esempio, il seguente, tolto da un Sûtra: «Tutti gli esseri, dice quel libro, possono distinguersi in tre classi: quelli che sono nell’errore e vi resteranno, quelli che tendono al vero e sono per la via di arrivarvi, finalmente quelli che sono nella incertezza. Se io (Buddha) rivolgo i miei insegnamenti ai primi, questi sdegneranno di ascoltarmi; che io ammaestri i secondi è vano, imperocchè da per loro troveranno la scienza; ma in quanto agli uomini che sono nell’incertezza, se io parlo, conosceranno la verità, se io taccio, vivranno forse per sempre nell’errore. Allora il Buddha sentì gran pietà verso coloro che sono nell’incertezza, e ad essi predicò la sua


18