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introduzione xxi

cielo, la terra, gli esseri non sono che vane apparenze, illusioni del nostro spirito infermo; e questa strana credenza fu, come pure a suo luogo vedremo, sorgente di altre non meno assurde e stravaganti dottrine. Nel nuovo Buddhismo, lo stesso Buddha perde la sua personalità. E quantunque le differenti leggende che gli si riferiscono, lo rappresentino come un personaggio reale e vivo, gli restano così pochi elementi storici, che entra nel dominio del mito, per divenire più tardi un’espressione, un dogma.1 E a questo concetto dogmatico del Buddha si collega appunto come svolgimento secondario, la moltiplicazione arbitraria del tipo, sotto la forma dei Buddha anteriori a Çâkyamuni.2

Quantunque in Europa non s’incominciasse ad aver conoscenza delle dottrine buddhiche, per via di documenti autentici, se non in sul principio del secolo presente; qualche vaga notizia non mancò di penetrare anche nel mondo occidentale, fin quasi dal nascere di quelle. Si crede infatti da alcuni, che Erodoto volesse fare allusione ai buddhisti, quando, fra le sètte religiose dell’India, ne menzionó una, che aveva per comandamento di non uccidere animali, e di cibarsi solamente d’erbe e di frutta;3 si crede pure che Arriano


  1. Wassiljew, Le Bouddhisme p. 8.
  2. Senart, Jour. Asiat. 1873, t. iii, p. 119.
  3. Erodoto, iii, c. 100. — Rawlinson, t. ii, p, 407.