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parte prima 183

la fiamma di una candela.1 A tali definizioni letterali concorda il senso buddhico, che nella sua usuale interpretazione della parole stessa è: «distruzione totale degli attributi o aggregati (skandhâ), fattori dell’esistenza»;2 o ciò che torna lo stesso «totale distruzione dell’azione del Karma», che è la causa di moto e di azione, il principio che costringe ogni Essere ad aggirarsi incessantemente nel circolo della trasmigrazione, passando da una ad altra esistenza.3 — Laonde nel Ratana Sutta è detto: «Coloro, in cui il vecchio Karma è distrutto, ed in cui non se ne produce un altro, hanno distrutto pure il germe della esistenza; non hanno più desiderio di vita, e si estinguono come la fiamma di una lampada».4 Così coll’immagine di un lume che cessa di ardere, e si spenge per mancanza d’olio, si vuole, secondo i Buddhisti, significare l’esaurimento della somma delle esistenze, la quale costituisce la trasmigrazione. E come la lampada s’estingue per mancanza di alimento, l’uomo entra nel Nirvâna, quando la somma di queste esistenze (Karma) è interamente distrutta.5 Allora sono distrutti nell’individuo quelli che i Buddhisti chiamano i cinque Skandha, cioè i cinque attributi che formano l’Essere umano; i quali sono Rupa, ossia la forma, o ciò


  1. D’Alwis, op. cit., p. 130. Secondo il Gogerly l’etimologia, di Nirvâna è ni-vana, da vana «desiderio»; e la definisce «totale emancipazione dai desiderii» — «totale cessazione della esistenza». Questo è anche il significato che si rileva da alcuni scritti Pali, fra i quali l’Abhidammottha sangaha, citato in Hardhy, The Leg. and Theor. of Budd., p. 173.
  2. Koeppen, Die religion des Buddha, i, p. 306.
  3. Bigandet, Life of Gautama, p. 322.
  4. D’Alwis, op. cit., p. 34.
  5. D’Alwis, op. cit., p. 40-41.