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parte prima 175


Il primitivo Buddhismo si mantenne in quella forma, che ho avuto occasione di esporre, distinto dagli altri sistemi, durante i primi due secoli di vita. — Dopo quel tempo si separò in varie scuole, nate specialmente dalle speculazioni filosofiche dei molti Brahmani, che avevano accettato la nuova dottrina; e questa fu in parte la cagione dell’essersi più tardi, alcune di esse scuole, confuse, nei loro insegnamenti di metafisica, con altre dell’India. La qual cosa era facile a prevedersi, per l’ambiente, in cui i proseliti di Çâkyamuni, non contenti delle semplici verità da lui annunziate, elaborarono nuove teorie, che rivestirono poi apparenza buddhica.

In seguito, quando il Buddhismo, lasciata l’India, estese il suo dominio nel Tibet,1 nella Cina, nella Mongolia, nel Giappone, si trovò in mezzo a nuove credenze; e la sua natura tollerante lo portò ad accettare modificazioni non indifferenti, che gli tolsero gran parte del carattere primitivo. — Il luogo, dove il Buddhismo ebbe a subire meno alterazioni per le influenze estere, e dove per conseguenza si mantenne più puro, fu il Ceylon, d’onde fu introdotto poi nella Birmania e nel Siam. Là anche oggi, meglio che altrove, si possono attingere notizie sulla originaria dottrina buddhica; conservata da un clero, che è, al dire del Childers, «a body of men one of the most enlightened, generous, and liberal-minded in the world»; mentre il Buddhismo professato dalle nazioni settentrionali, oltrechè vi fu introdotto già pregno di molte idee brahmaniche e çivaitiche, si appropriò anche un gran numero di superstizioni e credenze popolari. Così il culto dei genii, che era l’antica religione del Tibet e della Mongolia, le pratiche dei Taosse della Cina e molte su-


  1. Schlagiweit, Buddhism in Tibet, p. 20.

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