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parte prima 171

tato di Karma e di Avidyâ; e sono tanto distinti da questi due agenti, quanto l’effetto dalla causa. I nostri discepoli sanno, che i cinque skanda, i quali compongono il corpo umano, passano di generazione in generazione, per tutta la serie de’ rinascimenti, a cui quello è condannato; ma passano per tal modo, che la seconda generazione non tien memoria degli skanda della prima. Solo le cagioni che li producono, cioè Karma e Avidyâ, non cambiano mai».1

Possiamo epilogare quel che abbiamo detto intorno alla origine e natura degli esseri, ne’ seguenti capi:

1.° La causa immediata di tutti i diversi modi di essere, che si manifestano nell’universo, è, oggettivamente considerata, Avidyâ, soggettivamente, Karma. Ossia, per intendersi meglio, se è possibile in questa astrusa materia: Avidyâ, che è l’ignoranza, fa nascere nella mente d’alcuno una quantità d’illusioni; le quali egli tiene come forme reali, che scorge negli esseri che popolano il mondo. Così hanno origine, per lui, le cose che lo circondano; la vera natura delle quali gli sarà poi rivelata dalla scienza del Buddha. D’altra parte, se vuol sapere da dove egli stesso procede, deve cercarne l’origine nel Karma, o nelle azioni proprie fatte in altra esistenza; e avrà così la ragione della condizione e del modo della sua esistenza presente.

2.° Tutti gli esseri non sono che un composto de’ quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco. — Le operazioni intellettuali sono prodotte per mezzo del cuore, dove è il manas, nella stessa maniera che la visione si fa per mezzo dell’occhio.


  1. Bigandet, p. 465-467.