Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/239

168 parte prima

Nâmarûpa, il nome e la forma, è la nona causa. Senza il nome e la forma, gli oggetti sarebbero indistinti, e non produrrebbero sui sensi, Shadâyadana, nessuna impressione. — Essi oggetti entrano, in principio, in contatto con noi per mezzo della forma materiale che rivestono, Rûpa; e in seguito per mezzo del Nâma, che gli rammenta al Manas, o allo spirito. — Il nome e la forma si confondono qui in una sola nozione, in un sol vocabolo, col quale si vuole esprimere ciò che rende gli oggetti percettibili. — Nâmarûpa è dunque la causa dei sensi, ma è a sua volta l’effetto del decimo tra i 12 Nidâna, il quale è Vijñâna, o il discernimento, che distingue gli oggetti gli uni dagli altri, gli attributi di ciascuno, i nomi che gli rappresentano e le qualità che son loro proprie. Esso è l’effetto del Samskâra o della immaginazione, la quale piglia le vanità per cose reali; considera questo mondo come sostanziale, mentre non è che una sua fittizia creazione; e guarda alle forme, che passano, come fantasmi, per tutte le fasi della vita, traverso le illusioni che di esse si è formata. L’immaginazione ha finalmente per causa l’ignoranza, Avidyâ, che consiste a stimar durevole ciò che è passeggiero, a


    (i sei sensi); da questo, Vêdanâ (la sensazione); da Vêdanâ, Trishnâ (il desiderio); da Trishnâ, Upâdâna (l’attaccamento); da Upâdâna, Bhava; da questo, Jâti (la nascita fisica); da cui nacque Jarâmarana (le varie specie di esseri). Secondo alcuna scuola teistica, l’Esistente di per sè stesso (Içvara), o la prima essenza intelligente (Adi-Buddha), produsse Yâtna, per mezzo di Prajňâ, e con Yâtna produsse i cinque Jñâna, da’ quali vennero i cinque Buddha, i quali crearono i Devatâ; mentre Brahman creò i tre lôka (Cielo, Terra e Inferno) e tutte le cose animate e inanimate. Hodgson, nel Phœnix, t. ii, 1871, n.° 15, p. 46 e 47.