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160 parte prima

arguire dalle opere che egli, ha fatte nella vita presente, se la sua esistenza futura sarà più felice o più infelice della passata? No, il Buddhista è incerto del suo destino. Nessuno può dire a quale stato o a qual modo di Essere lo serbi, nel suo prossimo rinascimento, il Karma che egli ha in sè, o la forza dei meriti e dei demeriti che lo domina. Quantunque la sua vita possa essere stata quella d’un uomo virtuoso, egli può avere molti peccati e molti delitti, commessi in una esistenza passata e non ancora espiati, e che dovrà conseguentemente espiare nella sua esistenza futura. Evvi una ricompensa finale pei buoni, ma dopo lunghe e continuate esistenze. Le azioni malvage, simili a certi mali fisici, sono ereditarie, si continuano per molte generazioni di viventi, nessuno dei quali può avere la certezza di esserne compiutamente liberato. Il Buddhista deve perciò morire senza speranza.1 Ma se egli muore senza speranza, muore ancora senza il timore di eterni tormenti, se anche le sue malvage opere lo facessero nascere fra i dannati all’Inferno. Imperocchè alla legge del continuo alternarsi della vita e della morte, della distruzione e del rinascimento non sfugge nè il Cielo nè l’Inferno. Niente è eterno se non il Nulla, e le leggi che governano la materia; ma ogni mondo, ogni essere, pianta, animale, uomo o Dio, soggiace al principio della mutabilità. Il Cielo, co’ suoi dèi, l’Inferno co’ suoi demonii, dovrà perire come la terra, come la terra trasformarsi. Non v’è eternità di ricompense nè di pene. La stabilità non esiste se non fuori del circolo delle esistenze, nel Nirvâna.

§ III. Origine e natura degli Esseri. — L’ignoranza è il primo termine nella genesi degli esseri; essa


  1. Hardy, p. 396.