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146 | parte prima |
o l’individualità (Ahankâra). L’individualità si fa manifesta, tanto pei cinque elementi primitivi (Tanmâtra) cioè udito, gusto, tatto, vista e odorato; quanto per gli undici organi, cinque dei quali detti organi della percezione, e sono l’occhio, il naso, l’orecchio, la lingua, e la cute, cinque organi dell’azione, e sono l’apparecchio vocale, le mani, i piedi, gli organi, digestivi e gli organi della generazione, e finalmente l’organo interno, (Manas), che è l’organo del pensiero e dell’azione. Dai cinque Tanmâtra, o elementi primitivi, provengono i cinque elementi rozzi etere, aria, fuoco, acqua, terra. Tutti questi elementi, che vengono chiamati principii della natura, sono dai due fattori suddetti, in guise diversissime, modificati e composti. L’anima cosmica, l’anima universale, non è riconosciuta nè ammessa dal Sânkhya. Ma questo sistema ammette invece una infinità di anime individuali, le quali, sin dal principio della creazione furono sparse per la natura, e a quella unite. Il loro primo inviluppo è il corpo primitivo (Linga o Linga-Çarîra), che si compone della Buddhi, di Ahankâra, di Manas, dei dieci organi e dei cinque elementi primitivi; il secondo è il corpo materiale, ed è costituito dei cinque elementi rozzi. Il primo accompagna l’anima sin dal principio, per l’intiero circolo della trasmigrazione; l’altro vien rivestito degli individui a ogni loro rinascimento, ed è generato dal padre e dalla madre.1 Torniamo ora alla filosofia buddhica.
Secondo essa la materia non ebbe principio; esiste dall’eternità; e la sua organizzazione, e tutti i cangiamenti a cui va soggetta sono regolati da alcune leggi (l’assieme delle quali è detto Dharma) coesistenti colla