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parte prima 145

e appare in tutte le forme. Da lui provengono i due corpi, quello formato di materia sottile, e l’altro di materia rozza; i quali corpi, al dire del sistema nominato, rivestono lo spirito.1 Le anime degli individui, dèi, uomini, demoni, bestie, sono increate; non formano che un essere con Brahman, e non sono che una parte dell’anima cosmica, dalla quale provengono, come la luce proviene dal sole. La miscela degli elementi, le immagini naturali, le forme degli esseri di questo mondo, si compongono e si disfanno, appaiono e scompaiono, come le onde sulla superfìcie di un mare agitato; a dimostrare quanto tutto sia vano e passeggiero. Brahman solo è l’essere uno, vero, invariabile; il mondo non è che un’illusione. Al di fuori di Brahman nulla è reale.2

In quanto alla filosofia Sânkhya, di cui Kapila, che può essere considerato come il precursore del Buddha,3 fu il fondatore, ecco in poche parole quali ne sono i principii. — Due sono i fattori ammessi da questa filosofia, la Natura o la Materia (Prakriti, Pradhâna ecc.), e l’Anima (Purusha): entrambi eterni e increati. La Natura creatrice genera l’intelligenza (Manat o Buddhi), da questa proviene l’Essere conscio,


  1. Il Vêdânta, distingue generalmente tre forme di corpi: il primitivo, quello cioè composto di materia sottile, e quello composto di elementi rozzi. Gli elementi rozzi sono quelli che il corpo riceve per mezzo del padre e della madre; il corpo elementare, o primitivo, e la materia sottile invece, che spesso non formano che un sol tutto, accompagnano l’anima traverso le sue peregrinazioni, fino a che essa non è liberata dalla Metempsicosi pei meriti che si andò acquistando.
  2. Koeppen, p. 58.
  3. Sânkhya, che vuol dire propriamente numero, significa qui, come principio della conoscenza, calcolo, considerazione, giudicio, ragionamento.