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144 | parte prima |
fra poco, ve ne sono di quelle che affermano cose diametralmente opposte alla dottrina primitiva, almeno per quel che tocca alla filosofia, e non possono, perciò esser tenute come la espressioue genuina dell’antica legge di Gâutama.
La Svâbhâvika è la più antica scuola filosofica uscita dal Buddhismo. Riguarda la materia come la sola cosa esistente; e crede che l’universo si regoli di per sè stesso, in virtù di certe leggi, che governano le forze inerenti alla materia stessa. Le scuole Kârmika e Yâtnika ammettono invece che l’universo sia retto, secondo la prima, da Karma o agente morale, secondo l’altra da Yâtna, o agente intellettuale; e in fondo non differiscono dalla Svâbhâvika se non nel nome che danno alle leggi che regolano la vita della materia in tutte le sue forme; essendo la metafisica quasi uguale in tutte e tre queste sètte. La scuola che porta il nome ai Aiçvarika, s’è allontanata assai più da’ primi insegnamenti; e ammette, contrariamente alle credenze di tutte le altre scuole filosofiche, un’essenza immateriale e una divinità suprema, infinita ed esistente di per sè stessa, che è chiamata Içvara o Adi-Buddha. — D’alcune dottrine speciali a queste scuole ne parleremo nel capitolo seguente; quel che ora m’importa esporre è la filosofia buddhica, che più generalmente rappresenta l’antico pensiero de’ primi discepoli di Çâkyamuni. Ma per giudicar meglio il sistema che stiamo esaminando, non è inutile, innanzi, spendere poche parole intorno a due de’ principali sistemi di filosofia indiana, il Vêdânta cioè e il Sânkhya.
Secondo la filosofia Vêdânta, Brahman o Atman (anima) o Paranâtman (anima primordiale) è uno, eterno, increato, esistente di per sè stesso. Egli è incorporeo e si manifesta in ciò che è corporeo; egli è privo di forma