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parte prima 143

mondo. Il discorso che fa, e che si potrà leggere nella citata traduzione francese, non è forse privo, per noi, d’una certa oscurità; ma basta, e questo è quel che conta, a persuadere interamente Brahman; il quale rinunzia da sè stesso al grado di creatore, e di Essere supremo. Il Buddha allora per rimunerarlo di quella sua squisita compiacenza, e per compensarlo in certo modo della perduta dignità, gli affida l’incarico, sempre onorevole, di sorvegliare che il mondo vada esattamente a seconda di quelle leggi, che egli, Buddha, aveva fissate. Se il sûtra non fosse scritto con quella gravità e serietà di stile, che si addice a un trattato religioso, ci sarebbe da prenderlo per una satira, abbastanza curiosa, lanciata alla divinità massima dei brâhmani.

Abbiamo visto in altro luogo, in che gran numero di sètte si fosse andata suddividendo la religione buddhica; e quanta fosse la libertà che avevano di elaborare le loro dottrine, senza che un’autorità ecclesiastica lo impedisse. Le abbiamo enumerate, secondo che si distinguevano più specialmente per la differenza della disciplina e della morale; e ora dovremmo considerarle nella varietà de’ loro insegnamenti filosofici. Ma oltre che quest’esame ci occuperebbe troppo, dovendo in altro luogo tornare a parlare di tale oggetto, noi qui non ne diremo che brevissime parole. L’intero sistema speculativo dei buddhisti, si comprende in quattro scuole principali, Svâbhâvika, Aiçvarika, Yâtnika e Kârmika, che pigliano il nome dalle opinioni che vi prevalgono, e si suddividono poi in molte altre scuole secondarie. — L’aver preso come credenza de’ buddhisti in generale, alcune dottrine particolari all’una o all’altra di queste scuole, ha indotto a molte erronee conseguenze intorno all’indole della religione di Çâkyamuni. Fra queste sètte, come diremo


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