forte, in cuor suo; e sotto questo rispetto può dirsi, che il Buddhismo sia la religione della universalità degli uomini. Infatti che il dolore sia a’ mortali il più fedele compagno: che anzi sia esso riserbato più intenso e cocente agli animi più elevati e più nobili, non è sola credenza dei buddhisti. Noi diciamo oggidì con cristiana rassegnazione, che Dio visita co’ mali le persone che gli sono care; come i nostri pagani progenitori solevano dire, «che a coloro, a’ quali gli Dei sorridono nel nascere, versano piena durante la vita la coppa delle gioie e dei dolori, perchè il contrasto li temperi, e l’affanno estrinsechi dal loro animo tutte le forze, di cui sono capaci». Di più, quest’antichità pagana c’insegnò, sotto il velo della favola, che i mali incominciarono nel mondo, quando l’uomo, animato da una scintilla divina, s’innalzò al di sopra di tutti gli altri esseri viventi. A Prometeo che rubò il fuoco celeste per animare l’umana creta, Giove volle dare in moglie Pandora: è vero che temendo egli gli Dei e i loro doni, rifiutò la sposa offertagli; ma il fratello Epimeteo, toltala in sua vece, e aperto il vaso fatale, dono di nozze dell’irato nume, la infinita moltitudine di mali si sparse pel mondo, e d’allora in poi non cessò d’affliggere la stirpe degli uomini. E tali e tanti sono oggimai i dolori, da cui è sopraffatta la povera nostra specie, che persino il demonio,