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xiv introduzione

rocchè sacerdoti, soldati, agricoltori, mercanti, tutti avevano in comune la necessità di soffrire per vivere: e il dolore li rendeva uguali agli occhi del fondatore della nuova dottrina; tutti li rendeva bisognosi di consolazione e di salute. Ma d’istituzioni civili e politiche nulla si occupò, benchè di stirpe reale; nulla curò la prosperità e la grandezza del proprio paese, sentimento che animava il riformatore cinese; solo aspirò a tôrre gli uomini dal mondano rumore, a indurli a meditare sopra le loro sventure, ad additarne il rimedio, a fare insomma un popolo di monaci e di anacoreti.

La culla del Buddhismo fu, secondo che più sopra accennammo, nel bacino del Gange. Come il Panjâbî fu la terra dei Risci vedici, come il Madhyadeça quella dei Brâhmani, il Magadha fu la terra sacra dei Buddhisti. In questa parte dell’India il Brâhmanismo eravi penetrato da lunga pezza, e vi aveva messe salde radici. La popolazione circonvicina, dice un recente storico dell’India, vi avrà forse introdotto il culto poetico degli elementi deificati della natura; ma la maggior parte del popolo sembra avesse adottata una religione che si fondava sui misteri della morte e della vita; ed avesse provata grandemente l’influenza delle dottrine d’una certa classe di predicatori di religione, conosciuta col nome di Yogi, che invasati da un fanatismo melanconico professavano alcuni riti mistici, e me-