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114 parte prima

cessò di espandersi. Ma il fatto di avere conservato, ciascuna di quelle scuole, le verità fondamentali della primitiva legge del Buddha, permise ad esse di riconoscersi più tardi come sorelle, di unirsi insieme, e da’ loro differenti insegnamenti formare un nuovo sistema, un nuovo Buddhismo. «La dottrina di Gâutama, dice Vasumitra «nel suo trattato intorno alle sètte, è contenuta in tutte le opere delle diverse scuole, che si sono separate dall’unico stipite. La dottrina delle Quattro Verità (Aryaçâtiya), che è tutto quel che Câkyamuni ha insegnato, si ritrova in tutti i libri buddhici, come l’oro nella sabbia; e vi si ritrova appunto, perchè doveva servire come di sorgente e di principio alla riconciliazione».1

Ma l’unità in tante e sì disparate opinioni non poteva riuscire intera; laonde tutte le diverse sètte buddhiche furono comprese in quattro principali scuole, le quali poi si distinsero ne’ due sistemi, l’Hînayâna e il Mahâyâna. Il primo, o l’Hînayâna, si componeva delle due scuole Vaibhâshika e Sâutrântika; e il Mahâyâna dell’altre due, designate co’ nomi di Madhyamika e Yôgacârya. La parola yâna,2 che è parte dei nomi co’ quali si chiamano i due sistemi, vuol dire propriamente veicolo; perchè in essi sistemi, secondo i buddhisti, si trova il mezzo di condurre l’uomo, dal mondo e dalla vita, al di fuori del circolo della trasmigrazione; da ciò che è mutabile e passeggiero, a ciò che è eterno e costante. La dottrina del-


  1. Wassiljew, p. 224.
  2. Yâna, in tibetano Theg-pa, «wehicle, carriage» (Csoma, Dit. Tib., p. 55). «The Vehicle by which a man is carried beyond the river of existence, viz. moral perfection and metaphysical science» (Jaeschke, Dit. Tib., p. 125). In cinese, Chêng, che vuol dire un mezzo qualunque di trasporto, come un carro, una cavalcatura ecc., passaggio da un luogo a un altro, una rivoluzione, un giro.