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104 parte prima

Ho fatto parola di queste puerilità, che potrebbero parere inutili a riferire, per dare una idea del tenore di vita di questi lontani precursori degli ordini mendicanti che apparvero poi in Europa. Le pretensioni dei Monaci del Mahâvana vihâra suscitarono una viva disputa, tra questi e altri più ortodossi loro confratelli, che abitavano il convento d’un distretto posto a occidente di Vâiçâlî. Per mettere fine allo scandalo fu deciso che si adunasse un sinodo nella stessa città, dove era nata l’eresia. Settecento Arhân si riunirono a questo fine nel Bâlukârâma vihâra;1 e per procedere con ordine e maggior facilità nelle discussioni, furono deputati quattro religiosi per ognuna delle due parti contrarie; affinchè in un’adunanza preliminare preparassero alla disputazione, e quindi alle decisioni, che dovevan prendersi nel gran concilio.2 Nella riunione tenuta da questi otto delegati, fu deciso che le novità che i monaci di Vâiçâlî volevano introdurre nella loro disciplina, erano assolutamente contrarie alla Legge del Buddha. Tale decisione fu proclamata anche dai settecento Arhân nel concilio generale; e i dieci mila monaci di Vâiçâlî furono espulsi, come eretici, dalla comunità buddhica. Quest’assemblea fu pre-


  1. Intorno a questo secondo concilio vedi: Mahâvana, iv, p. 15; — Turnour, nel Jour. As. Soc. Beng. vi, p. 787; — Târanâtha, cap. vii; — Bigandet, p. 364-370; — Lassen, ii, p. 91 e seg.; — Koeppen, i, p. 147 e seg.
  2. I rappresentanti degli ortodossi, o degli occidentali (che furono detti prâcînaka o avantika), come furono chiamati per la posizione del loro convento rispetto a Vâiçâlî, furono Revata, Sambhûta, Yaças e Sumanas; i quattro della parte orientale o eterodossa (chiamati pâtheyaka o pâveyaka) furono: Sarvakâma, Sâdha, Kubjaçobhita e Vârshabhagâmi. (Schiefner op. cit., p. 289-290; — Lassen, ii, p. 93).