Sûtra,1 che si dicevano trasmessi da Ananda, dei Vinaya, che furono spiegati da Upâli, e degli Abhidharma, di cui Mahâkâçyava, che era anche il Samgha sthavira,2 o capo dell’assemblea, diresse la compilazione.3 Nonostante però che tutti gli scrittori buddhici sieno concordi nel narrarci questo triplice lavoro di compilazione, eseguito dai tre sopraccitati personaggi, si può tenere per certo, che in questo primo sinodo non si fece già, una raccolta scritta delle dottrine buddhiche; ma sibbene v’ebbero delle discussioni orali su’ capi della fede, e sulla disciplina monastica; ed è perciò anche probabile che queste discussioni orali non concernessero che i discorsi pronunziati dal Buddha, e raccolti poi col nome di Sûtra, e i regolamenti che egli stabilì per chi voleva darsi alla vita religiosa, distinti col nome di Vinaya. In quanto agli Abhidharma, questa parte delle scritture canoniche non comprende nè le parole di Çâkyamuni, nè i precetti disciplinari della confraternita dei Bhikshu; ma commenti sulla dottrina, i quali presentano tali sottigliezze psicologiche che non si possono ammettere in quell’epoca primitiva, almeno nella forma, nella quale ci pervennero. La cura inoltre che si ebbe di porre in testa ad ognuna delle tre compilazioni citate i nomi di
- ↑ Sûtra presso i brâhmani erano gli aforismi che contenevano i fondamenti della filosofia, della grammatica e delle altre discipline.
- ↑ Secondo il Mahâvança i Bhikshu raccolti in concilio erano cinquecento. — Samgha vale Assemblea; Sthavira, in Pali Thera, anziano, primate.
- ↑ Burnouf, i, p. 35. — Turnour, Examination of some points of buddhist chronology, nel Jorn. As. Soc. Beng. 1836, t. v, p. 511. Hardy, E. M. p. 174-177. — Kőrösi, As. Bes. xx, p. 42, 297. — Mahâvança, cap. iii.