si stabilì nella città di Mathurâ: e sotto di lui incominciò la edificazione dei templi buddhici.1 Dhîtika, nativo del regno di Mâlava, e al quale, secondo la leggenda, si deve la conversione di Tukhâra (Bactriana),2 fu il successore di Upagupta. Il reame di Tukhâra era allora retto dal re Minara; e, a quel che dicono gli autori buddhici, vi si adorava il Dio del cielo, a cui si portavano in sacrificio sui roghi grano, stoffe ed oggetti preziosi. Si dice che Minara e il suo figliuolo, divenuti ferventi buddhisti, innalzassero cinquanta grandi templi e conventi, pei molti Bhikshu che erano ivi andati dal Cascemir. In questo tempo furono pure condotte alla fede buddhica, a oriente, il paese di Kâmarûpa, e a mezzogiorno, il reame di Mâlava, nel quale vien riferito si facessero sacrifizii umani. Morto Dhîtika, Kâla gli successe nel patriarcato, e secondo che narra il Târanâtha, partecipò alla conversione del Ceylon, che divenne, al pari del Cascemir, un centro attivo di propagazione della legge di Çâkyamuni. Gli scrittori singhalesi però fanno avvenire la conversione del Ceylon al tempo di Dharmâçoka, cioè tre secoli dopo il patriarca Kâla. Senza discutere qui intorno a tal divergenza di date, vedremo in appresso come sarà meglio attenerci all’opinione dei preti singhalesi: imperciocchè questo avvenimento, di cui la pietà delle generazioni che vennero poi avrebbe religiosamente conservata la tradizione, non poteva essere stato dimenticato nelle croniche sacerdotali;
- ↑ Târanâtha, cap. iv.
- ↑ Alcune iscrizioni scoperte nella Bactriana dimostrarono che il Buddhismo fu introdotto molto per tempo in quel paese. — V. Dowson: On a newly discovered Bactrian Pali Inscription; and on other Inscriptions in the Bactrian Pali character, nel Jour. of the R. Asiat. Soc. xx, 1863.