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parte prima | 99 |
templi: e con la religione portò la civiltà in quella terra fino allora barbara e inospitale.1 Il Cascemir, così per tempo convertito, divenne in seguito una delle contrade più celebri nella storia del Buddhismo; molti Sûtra furono scritti nei suoi floridi conventi; esso fu più tardi il luogo, onde ebbero origine i celebri Çâstra o Abhidharma; e fu pure nel Cascemir che si adunò l’ultimo concilio, nel quale si cercò di raccogliere tutte le scritture buddhiche, e dove fu compilata quella collezione che, tradotta in Cinese, Tibetano, Mongolo e Manciù, si può anche oggi leggere, uscita dalla stamperia del palazzo imperiale di Pekino. Oltre allo svolgimento della dottrina, il Cascemir ebbe ancora grandissima parte alla propagazione della religione. Il Gandhâra2 e il Kabûl, che non furono meno celebri, e che i pellegrini cinesi non mancavano di visitare per ricercarvi le antiche tradizioni della legge del Buddha, furono convertiti da apostoli usciti, dai conventi del Kaçmîra. Da questa contrada il Buddhismo si spinse fino a Bactra, e di là per tutto il Turkestan, d’onde non fu sradicato se non per opera dell’Islamismo. Finalmente è pure da notarsi che fu anche da questo paese che il Buddhismo venne introdotto in gran parte del Tibet, il quale si fece poi depositario della collezione più compiuta dei libri santi.3
A Çânavâsika successe il patriarca Upagupta,4 che
- ↑ Târanâtha, cap. ii.
- ↑ Il Gandhâra delle iscrizioni persiane, detto da Erodoto (vii, 66) Γανδάριοι, corrisponde in parte al moderno Kafristan.
- ↑ Wassiljew, p. 39-40.
- ↑ Secondo alcuni fu di casta Çûdra (Wa-han-san-tsai-tu-ye, lib. lxiv, p. 23), secondo altri era figliuolo di un mercante di Mathurâ, cioè di casta Vaiçya (Lassen ii, 95). Visse 100 anni dopo la morte del Buddha, e fu contemporaneo del re Kâlâçôka.