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96 | parte prima |
gioso di questo monarca: sentimenti che contrastano con la condotta di lui, quale ci viene narrata dalle leggende, prima della sua conversione al Buddhismo. In alcuni editti si proibisce l’uccisione di qualsiasi animale, tanto per cibarsene, quanto per offrirlo in sacrificio agli Dei.1 In altri si ordinano e stabiliscono luoghi di assistenza medica per gli uomini e per le bestie; o si eccita a piantare dappertutto, dove il terreno lo comporta, alberi, erbe, frutti, grani, legumi, ogni vegetale insomma atto a servire agli uomini di cibo e di ristoro.2 Finalmente in altra iscrizione si prescrive che ogni cinque anni si facciano certi atti espiatorii, per mettere un argine al male, e per confermarsi nella virtù e nell’adempimento di que’ doveri, di cui abbiamo discorso poco sopra. 3
Per tornare ora alla storia del Buddhismo, si deve notare, come del resto lo abbiamo altre volte ripetuto, che la cronologia del periodo della storia del Magadha, che resulta dalle tradizioni dei Buddhisti del settentrione, differisce non poco da quella non ha guari esposta, secondo le tradizioni della scuola meridionale. Una storia del Buddhismo nell’India, scritta nella lingua del Tibet da un autore per nome Târanâtha, e tradotta in russo dal Wassiljew e in tedesco dallo Schiefner, che ne ha pure pubblicato il testo tibetano, registra la successione dei re del Magadha come appresso. Dopo Ajâtaçatru, regnò per dieci anni Subâhu, che ebbe per erede al trono Sudhanu (e secondo il Lassen Dhanubhadra e Udânabhadra);4 al quale successe il suo figliuolo Mahen-