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parte prima 95

veri sono quelli che debbono esercitarsi a vicenda fra genitori e figliuoli, tra fratelli e fratelli, tra amici ed amici, fra servi e padroni.1 Solamente l’adempimento di questi doveri può condurre, nel mondo, alla felicità. «Ciascuno ricerca la gioia per diverse vie; nel matrimonio, per esempio, nell’allevare la prole, nel viaggiare in paesi lontani, o altrimenti. Ma invano si cerca la felicita in siffatte cose. Benevolenza verso gl’inferiori, reverenza verso i maestri, amore verso i genitori e i fratelli, carità verso tutti, compresi gli animali d’ogni specie: ecco come potremo noi trovare la felicità, che è la gioia della virtù, il piacere dell’adempimento de’ propri obblighi».2 E in altro luogo si legge: «Non v’è più bel dono che il pieno possesso della virtù; chè allora ne conosciamo il pregio, ne godiamo i beni, ci sentiamo dolcemente e strettamente legati a lei. E da questo dono procedono la carità e l’amore, che devono governare tutte le relazioni della vita».3 Per inculcare l’osservanza di questi doveri, il re Açôka in un editto apposta annunzia che egli si adoprerà con ogni possa all’educazione del suo popolo; che sceglierà a tale effetto uomini fra i più sapienti del suo impero; e che a siffatta educazione, la quale insegni a bene operare in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni congiuntura della vita, vi si darà tutto, perchè la crede il mezzo più acconcio per beneficare l’umanità.4

Nelle iscrizioni di Priyadarçi si trovano inoltre molti altri precetti che dimostrano l’umanità e il fervore reli-


  1. Editti, iii, iv, xi, xiii.
  2. Editto ix.
  3. Editto xi. Si noti, che non di rado ho espresso piuttosto il concetto che la lettera, ne’ brani degli Editti riferiti di sopra.
  4. Editto vi.

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