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94 parte prima

La professione di fede che fa Açôka in questi editti è per la triade, Buddha, Dharma e Samgha: cioè pel Buddha, per le sue dottrine e per l’unione dei credenti in quelle; dottrine che stima eccellenti sopra ogn’altra. «Tutto quel che è uscito dalla bocca di Çâkyamuni», è scolpito in una di queste iscrizioni che fu trovata a Bhabra, «è verità. Per la qual cosa io dichiaro, che gl’insegnamenti della sua Legge hanno vinto gli errori d’ogni scuola, ed hanno liberato gli uomini da tutte le false credenze. Proclamo dunque la religione del Buddha, ed esprimo, con quest’editto, il più vivo dei miei desiderii, che è quello di vedere i suoi precetti seguìti con sollecitudine da ognuno, sia egli monaco sia laico». Questo suo desiderio Açôka lo esprime anche in un altro editto. «Sono ansioso», egli scrive, «di vedere sparire ogni diversità d’opinione; di vedere gl’increduli volgersi al pentimento e trovare la pace del cuore che dà la fede; e di vedere infine il mio popolo unito dai legami d’una carità universale».1 Non per questo predica l’intolleranza verso gli altri culti; anzi in altra iscrizione si trovano incise le parole seguenti: «Abbiate sempre vivo ne’ vostri cuori il rispetto per l’altrui fede; e che questo rispetto si manifesti anche quando cercate di convertire alcuno alla dottrina del Buddha; imperocchè colui che opera altrimenti, fa ingiuria alla propria religione».2

La morale che inculcano queste antichissime memorie, consiste a insegnare certi doveri che incombono all’uomo nelle diverse relazioni della vita. E questi do-


  1. Editto vii. Mi riferisco agli Editti pubblicati in fine al volume iii della Storia dell’India dell’Wheeler, p. 458-473.
  2. Editto x.