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parte prima | 69 |
vitò ad un banchetto, pel giorno già fissato con la cortigiana. Çâkya, dicendo della promessa che aveva, rifiutò l’invito. Allora il principe, presentandosi di nuovo al Buddha, in ricche vesti, bello come un dêva, e con gran séguito di signori, lo pregò con maggiore instanza. Ma il filosofo, invece di cedere, fece una predica intorno alla vanità delle ricchezze e degli splendori terreni, e se ne andò come aveva promesso, seguito da’ discepoli, in casa di Apapalika, lasciando grandemente scandalezzati il principe, i nobili e il popolo.1
Oltre a questa benefica riforma, una modificazione men lodevole introdusse Çâkyamuni in seno alla novella società; e questa fu la gerarchia fra i membri che formavano l’assemblea dei credenti (Samgha). La gerarchia, che era nulla presso i brâhmani, si trova nel Buddhismo fin dai primordi.2 Alcune leggende ci presentano il Buddha che conferisce ai suoi discepoli certe dignità, o che dà loro il potere di conferirle altrui.3 E ci narrano pure della gelosia di alcuni discepoli, nel vedere il loro maestro elevare al grado di Arhân due credenti da poco convertiti, e dimenticare alcuni che gli erano da maggior tempo fedeli.4 Inoltre devesi notare che, nonostante l’abolizione delle caste, tanto profondo era nel popolo il rispetto per la classe sacerdotale, che i brâhmani, sia anche per la loro cultura nelle lettere, continuarono nella novella società buddhica a godere d’una certa reputazione appresso quelli di altra casta: e i bràh-