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parte prima 67

dono con quelle del fiume santo, così i discepoli del Buddha, sieno essi brâhmani, a kshâiriya, o vâiçya, o çûdra, perdono ogni distinzione, e sono fratelli.1 Le quattro caste sono uguali fra loro; nessuna differenza le separa.2 Quando Çuddhôdana, padre del Buddha, cercava una sposa pel suo figliuolo: Il giovanetto, egli diceva, non si lascia abbagliare dalla nobiltà della famiglia o della casta; la bontà e la virtù, ecco quel che piace al suo cuore.3 Ananda, uno dei patriarchi buddhici, di nobile stirpe e parente del Buddha stesso, incontrando un giorno una fanciulla del popolo, che attingeva acqua ad un pozzo, le chiese da bere: «Io sono una Candâli,4 disse ella, e tu non puoi ricever nulla da me senza rimanerne bruttato». Sorella, le rispose Ananda, io non domando della tua casta, io ti domando dell’acqua, se vuoi darmela.5

Una predilezione pel povero distingue la religione del Buddha, come quella di Gesù. È sommamente difficile, dice Çâkyamuni, esser ricco e trovare la via della sa-


  1. Remusat, Foe-koue Ki, p. 60. — Hardy, E. M., p. 11.
  2. Mathurâ Sûtra, nel Colombo Observer dell’11 marzo 1844.
  3. Lalitavistara, p. 134.
  4. I Candâla sono gli uomini posti al di fuori d’ogni casta, e formano la classe più umile e dispregiata della popolazione indiana: anche l’ombra stessa d’un Candâla è reputata contaminatrice, ed essi vivono, come lebbrosi, in villaggi separati.
  5. Burnouf, i, p. 205. — Un trattatello sanscrito, dove si confutano gli argomenti brâhmanici intorno alle caste e si dimostra l’assurdità di queste divisioni nell’umana famiglia, fu tradotto dall’Hodgson, col titolo The Vajra-Soochi or Refutation of the Argument upon which the Brahmanical institution of Cast is founded, by the learned Boodhist Ashwa Ghosha, 1839; ristampato nel Phoenix, 1872, t. ii, n.° 24, p. 207-210.