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parte prima 49

fatto fosse accaduto prima del tempo, al quale la leggenda lo riporta, e Wassiljew1 non sarebbe lungi dal crederlo, noi avremmo una cagione all’esilio di Siddhârta. Il quale, salvatosi con la fuga dall’eccidio, e dolente per sì grande sventura, avrebbe trovato nella filosofia e nello studio una consolazione al suo animo amareggiato.

L’India presentava a’ tempi di Gâutama Buddha uno stato molto simile a quello della Grecia ai tempi di Socrate e di Platone, ove incontravansi dappertutto scuole e filosofi. In Vaiçâlî, Râjagriha, Vârâhnasî,2 numerosi discepoli si riunivano in molte scuole tenute da celebri brâhmani. Oltre a ciò, non pochi saggi, a fine di perfezionarsi nella scienza e nella morale, andavano a vivere in eremitaggi, lungi dal contatto impuro della società, dedicandosi alla meditazione, o alla contemplazione della natura.3 Gli uomini di casta brâhmanica, eccettuati quelli


    Shâmpaka fu esiliato e andò a Bagud, dove fondò uno Stato (C. Körösi, As. Res. xx, p. 83). — Lassen, Ind. Alt. ii, p. 111 e not. 2.

  1. W, Pag. 11.
  2. Vârâhnasî, anticamente chiamata Kâçi ed oggi Benares, giace sul Gange, nel punto ove sbocca il piccolo fiume Vârâhnasî. Era una ricca e popolosa città, famosa, nei tempi andati, come uno degli antichi centri dell’insegnamento brâhmanico. Il nome le viene, secondo alcuni, dal Râja Banâr, che la ricostruì 800 anni sono. — Per Vaiçâlî e Râjagriha, vedi p. 26, n.° 3, e p. 27, n.° 2.
  3. I Brâhmani, secondo Manu, dovevano menare alquanti anni della loro vita in eremitaggi. Il codice del legislatore indiano dice, che il brâhmano era mestieri passasse una parte della vita in astinenza, una parte dovea darla al matrimonio, un’altra all’eremitaggio, e il quarto ed ultimo periodo della vita doveva essere impiegato nella meditazione. La scienza della contemplazione della natura era quella che portava il nome di Prâdhana. Vedi p. 29.