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40 | parte prima |
toglieva il fiato. Ecco il corpo di Thirima, disse il Buddha; ecco una donna che vendeva a cento monete d’argento un istante di piacere. Chi la vuole ora per la metà?... chi la vuole per un terzo?... chi la vuole per nulla!... Nessuno! Come tutto cambia quaggiù! chi riconosce Thirima, la bella fra le belle, la più desiderata fra le donne? Quindi prese a fare un discorso sull’instabilità delle cose umane; e si dice che Çâkyamuni facesse in questa occasione 82,000 conversioni. Questo non so, ma sembra certo che il monaco, insano per amore, guarisse.1
Sebbene il numero delle conversioni, frutto de’ sermoni del Buddha, sia stato dalla tradizione esagerato di molto, è un fatto però che la nuova dottrina non tardò a diventare assai popolare. Non è difficile del resto rendersi ragione della popolarità che ebbero gl’insegnamenti di Çâkyamuni. Il contrasto della religione degli Ariani vedici con quella della popolazione non vedica aveva, dice il Wheeler, trascinato la fede nel caos. Da un lato, i maestri brâhmani di differenti scuole attribuivano nuove significazioni metafisiche alle divinità vediche; dall’altro i fanatici Yogi avevano messe in voga le più strane pratiche religiose; in fine una terza setta, chiamata dei Tirthakara «puri-viventi» sembra avesse fatto non pochi proseliti. Gl’insegnamenti di questi ultimi pare non fossero molto dissimili da quelli di Çâkya. Negavano l’esistenza di un ente supremo, persuasi che la sola e vera divinità fosse l’uomo giunto a domare tutti i propri desidèri. Negavano l’esistenza d’una vita futura, togliendo così il fondamento, che, secondo la generale opinione, si dà alla morale. Vivevano in capanne, nudi,