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MENSILE Le edizioni del Baretii Casella Postale 472 TORINO ABBONAMENTO per U 1926 L. 10 ■ Eulero L. 15 - Sostenitore L. 100 • Un numero separato E. 1 ■ CONTO CORRENTE COSTALE Anno III - N. 10 • Ottobre 1926 Fondatore: PIERO GOBETTI yENI® éù", cwEil1 yj.llmf • «lluMt - * UmuM SI im S.Mo - O. ZORZI i Rll.ar.nSo areno - S. CARAMELLA. L’sUusUlt SI Diclini - Use lolle» SI Ollmfle Morate - t Menthuven t Cronach» londlntil: un dratnm» di C. K. Munro — AHASVERO Buchi nell’acqua - M. OROMO: Il («atro a I» critica: Renato Slmonl.

Stefan George Del maggior lincio drilli Germania contemporanea qual conoscenza ha l’Italia? Su queste colonne E. R. Curtius ne fece mesi or sono una Prrxr/ittiiinne breve ma efficace. Con quale effetto?

allunò, scarso so si dovesse argomentare da posteriori valutazioni del poeta come rappresentante dcll’cstctisnio c dell’intellettualismo di marca ebraica e decadente. Il vero sarà che, essendo George diffìcile a leggersi, si preferisce dargli un’occhiata diffidente attraverso gli esempi ammaniti dalle storio della letteratura (on tempo ranca a rincalzo di giudizi sommari e convenzionali. Io non pretendo ora approfondire esaurientemente la presentazione generale del Curtius. Sarebbe cosa nemmeno possibile, finché si parla ad un pubblico quasi affatto digiuno dell’argomento; conviene andare adagio, nè c’ò fretta poiché non si tratta d’una stella effìmera.

Voglio prendere un punto solo, un momento di storia, che tolse lo maschere e gli orpelli a tanta brava gente, e li fece apparire quali erano o conoscere a fondo, anche se s affrettarono poi a buttarsi addosso altro maschere cd altri orpelli Il punto della guerra, domo si comportò nell’occasione della guerra il preteso gelido esteta, l’intellettuale decedente? Tutti sanno che la poesia tedesca si mise, non meno dell’industria, al servizio della patria; giovani e vecchi po*-ti scesero,‘brandendo la spada o la lira o entrambe, in campo, salvo a ritornarne delusi, amari, maturi per il pacifismo e la rivoluzione. Molto dovettero aggiungere corde nuove al loro strumento pei cantare tu furi ime della patria.

Stefan George non ebbe bisogno di cambiare.

Benché si fosse aneli’-gli nutrito della morale oroira nietzschiana, benché avesse speso gli anni migliori della giovinezza a suscitare una generazione eroica, egli non invocò la guerra come unica igiene del mondo, non la celebrò come ebbrezza rinnovatrice. Specifico del suo atteggiamento fu anzi, che lu scoppio della guerra non lo trascinò agli entusiasmi e alle commozioni collettive. Egli aveva già visto, coll’occhio del non fallace vate, quel che doveva avvenire, o vedeva, al di là tutte le asjrctlazioni, quel che sarebbe.ancora avvenuto.

Nel 1914, alla vigilia della conflagrazione, l’ultimo suo volume di liriche *Per Stem des llvnuln» predisse la catastrofe. La predisse colla sicurezza del veggente che é non fuori, ma sopra la sooietà o deriva la sua dolorosa sapienza dal l’aver conservato nel generale ottenebramento l’infallibile intuito religioso. Chi seppe comprenderlo, vide avviate il preteso artefice dalla formula «l’arte per l’arte, sulla grande strada della lirica germanica, che motte capo sempre a Dio. Chi aveva occhi, del resto, aveva indovinato da un pezzo che cosa ci fosse nel traduttore di Bcaudolaìre, Verlaine, Mallarmé, D Annunzio e nell’autore di Algabal. A chiare note aveva egli medesimo detto che cosa volesse anni innanzi il IO II noi Settimo Anello.

Poteva il volumo riuscirò a taluno quà c là ancora oscuro. Lo Stern tie* Il remi et, tolse ogni incertezza. Comprendeva, come lo altre opere, la raccolta di alcuni anni di meditazione e di lavoro, degli anni in cui nessuno credeva alla tempesta imminente, o, se qualcuno la presentiva, era troppo figlio del suo tempo per non pensare ad altro che al conto dei profitti e dello perdite materiali.

Se tutte le quattro parti del volume sono permeate della sm-s-ii ansia icligiosa Da tmichst dii Gott, vor niir empor ana land Dass idi von dir crgrifTon dich nur schaue...

A’ ta emergi Ilio /lineiti:/ a me nulla terra (Sì e/i’io di te preso le solo miro), il primo libro specialmente contiene i presagi del necessario cataclisma. Necessario, perché l’umanità è in colpa. Tutta lumaiiitò, senza distinzioni di razzo o di popoli, non valendo!<• distinzioni terrene di fronte all’unico Padre.

E la colpa è la medesima che già in antico attirava la sua collera; aver voluto, invece di lui gli idoli. F.a semplificazione o il simbolismo biblici si presentano naturalissimi ili questi canti profetici. Lontano da Dio l’uomo annaspa nel vuoto. Lo slancio ch’egli ha in sé e che lo spingo a costruire sempre più alto, deve sboccare nella pazzia.

e la guerra lhr baut verbrcchende an maas and grenze:

■ Vas hocli ist kann auch holier!» — doch kciu fund Kein stiitz und flick indir dicnt... es wanht dez bau...

• l’oi costruite criminosi contro hi misura r.

il limite: — Ciò eh V ulto può salire ancora più alto/ — Ma uhm fondamento — Situi eostegno o ruppe un pm i/io va... vacilla la fabbrica...»

E’ la condanna dello sforzo industriale e conquistatore, della volontà di potenza, che sou mere soddisfazioni di appetiti materiali, é la condanna di tutta la civiltà economica e politica moderna in quanto tesa al successo. Che importa che si lavori, si costruisca, si accumuli, se i beni cosi guadagnati acciecano e non satollano?

Allea habend allea wissend seiifzen sie:

Karges lebcn! Drang ntid hunger liberali!...

Tutto avendo tutto sapendo sospirano: — Vita granuli Angustia c fame dappertutto!...

Ogni casa Ila sotto il tetto granai ricolmi, ha lo cantine piene di’botti del più nobile vino:

nessuno vi attinge; mucchi d’oro purissimo si rovesciano nella sabbia sotto i piedi d’utia plebe cenciosa: nessuno lo scorge. Il vero pane; il vero vino, il vero ero son disprezzati da tutti.

E se qualcuno leva la voc? ad ammollire, nessuno gli bada:

lhr handclt welter, sprechi und lacht und heckt.

■ Voi continuate a trafficare e a ciarlare e a ridere e a progettare.».

Perciò deve veniro la tempest* a punire e a ridestare. Senz’abbandonare l’errore qualcuno prega; Dio ride alle vali» preghiere. Iti suo nome il vate, che già ode lo scalpitio dei cavalli e lo squillo delle trombe predatrici» minaccia:

Zchntauscnd muss dei1 heilige wahnsiun sebiagen Zchntauscnd muss die heilige seuchc rafie»

Zehntausende der heilige krieg.

«Diecimila deve la sacra jxtizia colpire — Diecimila deve la.mera peste rapire — Decine di migliaia la sacra guerra».

La sacra guerra. La frase divenne poi comunissima, unita ad aggettivi però: tedesca, francese, inglese, italiana, ecc. che modificavano radicalmente i. significato di quel primitivo terribile sacro.

Mentre, scoppiato davvero l’uragano, i poeti delle varie nazioni (e i tedeschi avanti lutti) si diedero a stemperare in molti cauti poemi il loro sacro fuoco nazionale Stefan George tacque.

Non riapri ’bocca che nel 1917, quando la speranza della vittoria colle armi era ancora in Germania generale. Diede fuori allora un fascicoletto di jxirhe pagine dal titolo «Der Krieg • (l.a Cu erra).

P-nie motto le parole colle quali Cacciaguida esorta il nipote Dante a render noto in terra vi ’ he lia • luto e udito in Paradiso, senza fimoro che il a vital sentimento» possa parer agro ai prelati umani. Dure sono anche le parole del vate moderno. Un solo momento egli ha visto il suo poj>olo levarsi grande verso il ciclo: quando al grido «la guerra!» un fremito di solidarietà serpeggiò per tutti i cuori, toccati dalla misteriosa angoscia delle prove futuro....Fiir oiuen augcnbliok Ergriffon von doni wclthaft bolidi schauer Vergasi» der feigen jahro wust und land Das volk iute! sali sich gross in seiner not.

«... Per un istante - Percosso di cosmico atto tremito. Scordò il confuso rinrjmmr degli anni vdi • Il popolo e si cii/e grande nella sua anglisti//».

Ma iniziata la tragica odissea, il vale non ha più potuto partecipare né alle sjwrnnze né al consiglio comuno; le sue lucrime le ha già pianto tutte, quando gli altri scherzavano col fuoco. La cecità perdura anche ora che la tempesta é scoppiala; la si vuol ridurre a una lito por una supremazia,.• dunque:

Ani 8treit wio ihr ih» fiihlt iiehm ich nicht teil:

(•Alla lite qual voi la sentite io non prendo parte»); * un verso tutto di monosillabi smozzicati dallo sdegno.

Come già questa ripulsa annunzia, l’intero carme è una rampogna amara. Si fa carico al vate d’essere insensibile ulla morte atroce di centinaia di migliaia. Senza ipocrite scuse egli selvaggiamente prorompe: che oos’è l’assassinio di centomila di fronte all’assassinio della Vita stessa? E con un colpo brusco fa giustizia di ogni parzialità sciovinista risalendo ai veri responsabili della strage.

Er kann nicht schwarmon Von heimischcr Tugend und von walscher tiicke.

Hier hai das weib das klhgt, der satte burger.

Der graue bari ehr schuld als stich und schuss Dei widerpart8...

t...K/jH non «a favolare - Di virtù patria e di perfidia latina. - Qui ha fa donna eh -linage, d borghese immuto, Il barbagrigia più colpa rhe taglio e fuoco - DelPavversario...»

Scoperta la vera fonte della colpa, — che è vna colpa morale, non politica, c di tutti, non d’un partito né d im popolo solo, - il poeta non sa condividere nessun giubilo per i successi contingenti. Tutti s’iuebbriano sognando vittorie?

Egli grida:

Zu jubeln zicmt nicht: kein triumf wird sein Nur vielo untergjinge oline wilrde...

• Di giubilar non con viene: non ci sarà trionfo, - fiala molti tramonti indecorosi...»

Il vecchio Dio delle battaglie è assento; mondi malati si consumano in una febbre delirante.

Tutta la complessa stona della guerra b ridotta a poche battute spietato: ridicoli gesti di re da < («retta, arraffio di mercanti, di profittatori, di scribacchini, tumulto anche nell‘ordino più tradizionalmente fermo, angoscioso pericolo, — c un vecchio appoggiato Rl suo bastone esce dall’incolore sobborgo della più incolore città (Hindenburg - Hannover), c salva ciò che gli altri han portato a rovina, limpero territoriale.

«Ma al nemico jioggiore non può salvare».

Non può salvare, perché non sono lo strumento della vera salvezza le armi. Nemmeno il sacrifìcio dei singoli, nemmeno lo sforzo di tutti é il mozzo adeguato. A chi ostenta gli eroismi dei guerrieri e dei cittadini il poeta bruscamente rammenta.

•...Dieso sind auch driiben», • Questi sono anche dall’altra parte».

Molti s’illudono cho sia cominciato il nuovo tempo solo ciarlando di riscatto, d’esperienze, di rinnovamento. In realtà tutti, da una parte «* dall altra cercano unicamente il profitto ghermito colla sopraffazione dell’avversario, e così non ci può essere nè salvezza nè avvenire. Il davvero nuovo avvenire sarà frutto di giovani, che immacolati delle colpe dei padri avrau restaurato Dio: «La giovinezza chiama gli Dei».

T.a vera vittoria, indipendentemente dalla sorto delle armi, premierà il risanamento morale dei più degni.

Tale la trama di questo eloquentissimo carme martellato nel bronzo, invettiva insieme e giudizio cd appello, ch’ebbe la ventura di spiacero u destra e a sinistra, ma che rimane nondimeno la più alta espressione poetica della Germania in guerra.

Quasi per rispondere alle accuse d’insensibilità e d egoismo rivoltegli un po’ d’ogni parte Stefan George pubblicò ne! 1921 un altro breve fascìcolo, il più lungo dei • Tre canti» nel quale ritornava sul tenia del poeta nei tempi difficoltosi.

La fine della guerra c il fallimento rivoluzionario aveva» confermata la sua preventiva condanna, giustificala la sua amara previsione d’esser riconosciuto c schernito prima dei lutti annunziati, maledetto poi. Qualo la missione del vate? Non accompagnare con melodie lusinghiere In fortuna materiale della patria, non suscitare l’ebbrezza della potenza; rivelare bensì Io dure verità sgradite all’orgoglio della massa, toner desta la fiamma sacra d«llo spirito acciocché passi a formare sempre nuovi corpi, incitare i giovani, vasi del divino, alla vera perfezione. Restauratore della vera disciplina, fondatore del vero ordino, egli propone il non fallace simbolo della giusta strada:

hr fiihrt (lurch sturm und gransigo sigualc Dos f rii li rot s seiner tveiieu schnr zum werk Dea wnehon tags und pflanzt das Neuo Reich.

• ili guida tra tempeste r. i terribili segni DeU’ulba la schiera de’ suoi fidi alPopcra Del giorno desto e fonda il Nuovo Pegno».

A una schiera di fidi si rivolge il poeta per l’opera restauratrice, non alla massa. Poiché non crede allo virtù taumaturgiche dei programmi, diffida altresì della massa, di sempre mobile anima. Pensa che il modo più degno d’influire sulla società, senza asservirsi ai suoi istinti, sia di educare un’eletta schiera di persone, giovani a preferenza, all’aacesi. Nell’ora del bisogno della patria egli ha spinto i suoi giovani a compiere il loro dovere di cittadini; ma essi sapevano di oompierc un sacrifìcio necessario, per dovere verso sé stessi. Alcuni rimasero sul campo, altri ritornarono sfiduciati; 0 il loro ispiratore a rimcmorarli o a confortarli.

L’ultimo volume dei Blatter fiir die Kunst (1919) e il fascicolo del >921 comprendono lo affettuose cclobrazioni. 1 morti ritornano dinanzi al Maestro negli atteggiamenti cari alla loro giovinezza, salutano, dicano talvolta, come Victor c Adalbert l’angoscia che li ha spinti via dalla vita, dileguano. Il Maestro offre il loro sacrifìcio all’avvenire. Ai sopravvissuti che vorrebbero disperare egli rammenta la baldanza di prima, il dovere di proseguire ad aver fede. Nulla.è perduto; le conquiste personali rimangono, viatico, per il futuro.

Mentre le vittorie sognate dai guerra fondai son riuscite veramente •tramonti indecorosi», sul capo dei cavalieri dello spirito il martirio impone una corona. Gli unici ai quali la tragedia ha recato profitto sono essi i sacrificati volontari, l’unico che possa parlare nel nomo dei morti è il loro duce. Ed ecco come di tutti 1 poeti tedeschi Stefau George a maggior diritto d’ogni altro potè intonare il peana dei morti. E’ un inno d’una grandiosità e d’un impeto, nell’apparente lentezza, mirabili.

  • Se un-.dì. questa stirpe - purificata dell’onta • (Iettato, dal collo. - il laccio del vero - Solo sent ini nel.petto - la fame, d’onore.: - Allora sul campo - di tombe infinite - Balenerà il segno del sangue... allora s’inseguiranno sulle nubi - Userei ti tuonanti - allora infurierà sui colti • Il più terribile terrore - la terza delle tempeste: • Dei morti il ritorno/ • Se. mai questo popolo dui suo vile torpore Dì se si rammenta - dell’elezione e della missione sua: • gli si schiuderà - il senso divino D’indicìbili orrori... allora si levano mani bocchr risimnano a celebrare, la degnità - Allora ondeggia nel vento mattutino con simbolo verace. - Il regio vessillo e tallita inchinandosi I Puri, gli Kroit»

Chi cercasse riferimenti politici non comprenderebbe nulla dell’iiino. Il poeta pensa in primo luogo al suo popolo ed augura ad esso la missione di restauratore del divino. Ma ognuno, di qualunque nazione, potrebbe augurare altrettanto alla propria gente. E* gara feconda questa. I/unica gara di cui i morti d’ogni parte, se davvero ritornassero, non ci chiederebbero conto severo.

I.konrm.o Vincenti.

Bellezza e attualità...L’Ondo Tom me parali un livre 6Iroit, il est fait A ii»i point de vite inorai et rcligieux, il fallati le fa ire ù un point de vite li ti mai n. Je ii’di’ pas bcsoìn, poni m’attcndrir sur un esclave que Don torture, que cet exclave soit un brave horn me, ban pire, ban époux et citante des liymues et lise VEvangUc et pardonne ù.vc.v bouncnux, cc qui devi cut dii sublime, de Vexception et dùs lors tine chose speciale, fausse. I.es qualités de sentiment, et il y en a de grandes dans ce livre eusscnl 6U mieux employees si te but ciìt élé moitts rcstreinl.

Quand il it’v ama plus d’cselaves en Amerique cc toman n.e sera pas plus vrai que toules les ancien nes hi sio ires oh Von répresentait inva’ riabiement les mahomótans coturno des monshes; pas de haine! pas de hainc! et c’est là du reste ce qui fait le succès de cc livre, il est actucl;f(i ve ri té sente, Vcternel, le lieau pur ne passionile pas Ics masséti h ce degré-la. J.c parti pris de donner aux uoìrs le bon còlè moral arrive A I absurdc dans le personnage de Georges par exemplc, Icqucl pause son incurtrier tandis qu’il dcvrail piétiner dessus, etc., et qui rève unc civilisation nògrc, un empire african, etc., la mart de ta jeuiie Saint-Clairc est celle d’mi auge, Purquoi cela? Jc plcureraìs plus si c’ctait ime enfant ordinaire. Le carnet Are de sa mère est forcò, malgré l’apparente demiletale que Van ten r y a mise,- an moment dita mori de sa ftlle, elle ne doit plus penser (1 ses migraines. Mais il fallati faire tire le parterre, cornute dii Rousseau.

Fl.AUnERT.

(dalla Corrcspondance, t. II, p. 154).