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74 il baretti


La recheranno
i venti impetuosi
in tutte le parti
del mondo candido...

Si arma
di tuono, di tempesta,
di fuoco, di folgore,
di arcobaleno;

S’è armata
e s’è allargata,
e ha colpito,
e s’è rovesciata

in lacrima gigante,
in torrenzial pioggia,
della terra sul petto
ampio.

E dall’alto dei cieli
occhieggia il solicello;
s’è abbeverata d’acqua
la terra a sazietà.

Ai campi, ai giardini
verdi
la gente del contado
non cessa di guardare.

La gente del contado
la divina grazia
attendeva con trepidanza
e con preghiera.

Insieme con la primavera
si risvegliano
i loro intimi
pensieri pacifici.

Pensiero primo:
il grano dalla madia
versare nei sacchi,
apprestare i carri.

Ed il secondo loro
pensieruccio fu:
dal villaggio coi carri
per tempo partire.

Il terzo pensieruccio
come pensarono,
a Dio Signore
dissero una preghiera.

Appena giorno per i campi
tutti coi carri si sparsero,
e si misero a passeggiare
l’uno dietro l’altra,

col cavo della mano pieno
a sparpagliare il grano,
e avanti ad arare
la terra con gli aratri,

poi con la curva sochà1
a risolcare,
dell’erpice col dente
a pettinare...

Ora andrò a guardare,
ad ammirare
quel che mandò il Signore
per le fatiche agli uomini.

Più alta della cintola
la segale granita
sonnecchia con la spiga
quasi fino a terra;

come un’ospite di Dio,
da tutte le parti
al giorno lieto
sorride;

il venticello per essa
fluttua e luccica,
in aurea onda
si sperdo correndo...

Gli uomini a famiglie
si son messi a mietere,
a falciare alla radice
la segale alta.

In fastella frequenti
i covoni son composti;
dei carri tutta notte
cigola la musica.

Sulle aie, dovunque,
come principesse, le biche
comodamente siedono,
su levate le teste.

Vede il solicello
che la mietitura è finita:
più freddo esso
cammina verso l’autunno;

ma arde il cero
del campagnolo
avanti all’icona
della Divina Madre.


Le Edizioni del BARETTI

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Misticismo antroposofico


L. Caffarelli: L’arte nel mondo spirituale Tre saggi come introduzione a una conoscenza cosmica spirituale dell’arte. Faenza 1925.

A. Onofri: Nuovo rinascimento come arte dell’io, Bari Laterza 1925.

Intellettualisticamente parlando, l’idealismo filosofico dell’ Hegel è in pieno accettato dal Caffarelli che non ne fa mistero.

Solo, dichiara di non fermarsi ad esso, ma di trascenderlo, con una visione integrale e viva della vita.

La tesi, l’antitesi e il divenire non restano concetti astratti e meri, ma assumono la panteistica fisionomia di Enti viventi ed agenti nell’ambito della storia umana e cosmica, della quale sono i plasmatori e i motori.

Tali Enti sono chiamati dal Caffarelli Impulsi Fontali, e distinti con nomi presi dalla nomenclatura iniziatico-gnostica: Arimmano, Lucifero, Cristo.

Ulteriormente affidandoci all’analisi intellettualistica, potremmo aggiungere che il Caffarelli dall’Hegel non accetta solamente la dialettica, ma anche la filosofia della storia, almeno di essa quando gli riesce utile per drammatizzare le azioni umane con un sistema che dell’evoluzione si valga e alla sintesi comprensiva e totale pervenga.

In quanto evoluzionista non disdegna nemmeno l’insegnamento dell’Haeckel, dal quale però accetta solo l’idea, rigettando le conchiusioni a cui il celebre naturalista tedesco è giunto.

Parrebbe inoltro che il concetto informatore di questo aspetto del pensiero caffarelliano fosse la «formola ideale» del Gioberti, se non si sapesse che il Caffarelli è uno studioso non soltanto del Gioberti, del Bergson e di Plotino, nonchè un seguace dell’antroposofo germanico recentemente morto, il dott. Rudolf Steiner, che a Dornach (Svizzera) ha fondato un’Università di studi religiosi, denominata «Goetheanum».

Guardato da questo lato il pensatore-filosofo si confonde col mistico: come per il suo Maestro, anche per Caffarelli Hegel è stato l’introduttore agli studi iniziatici.

Abbiamo già visto come il Caffarelli personalizzi i tre aspetti della dialettica; è soltanto necessario vedere in qual modo fa agire questi Enti di natura Cosmica, per ulteriormente chiarire l’uso che della filosofia della storia fa.

Agli inizi la Terra non esisteva come mondo a sé stante, ma consisteva conglobata a quegli altri mondi che mercè l’opera degli Spiriti della separazione, si sono graduatamente separati dal nostro, per assumere destini e forme distinte ed autonome.

Codesta separazione che fu guardata come opera di cosmica collera e di divina ribellione, fu data dalle varie religioni raffigurata in vari miti, che la scienza iniziatica indica e spiega.

Non è necessario soffermarsi su di essi, occorre invece stare attenti al moto involutivo che il Caffarelli dice di ravvisare nella cosmostoria della Terra e nella storia dell’uman genere, poiché tale concetto di moto è uno dei cardini del suo sistema di pensiero.

Secondo il quale la Terra attraverso tre fasi involutive, è arrivata all’attuale solidità, che non è comunque definitiva, giacchè coll’avvenimento del Golgotha, vale a dire coll’entrata in azione dell’impulso Cristo nella vita della Terra, quest’ultima, abbandonato il meridiano dell’epoca pre-cristica, ha ripreso il cammino in senso evolutivo verso la riconquista del Terrestre Paradiso che non è più nel passato e in alto, ma nell’avvenire e in noi.

Cristo sta così, quale separatore, quale dinamis e quale giudice, in mezzo a due epoche cosmostoriche della Terra (cicli) che diverrà perciò Suo speciale campo di lavoro e Suo corpo. Identica e parallela a tale cosmostoria svolgesi la storia antropologica dell’umanità la quale, dall’eterea innocenza indiana, mediante l’Iran e mediante l’Egitto, involve verso una sempre maggior solidificazione del corpo fisico umano; involuzione che va congiunta ad una sempre più amorosa attenzione dell’uomo alla Terra; fino a giungere all’apice di tale stato di fatto e d’animo colla civiltà pagana, che nell’orologio della cosmostoria segna il solare mezzogiorno.

Fermarsi a tal punto non era d’altronde dato, ma riprendere con rinnovato spirito il cammino evolutivo era necessario dalla morte evocando le passate esperienze e civiltà, che devono dall’uomo essere rivissute e rifatte, ma in senso evolutivo e mediante l’impulso del Cristo.

Collo Steiner e cogli antroposofi il Caffarelli vede in S. Francesco il nuovo fanciullo cristico che con nuovi occhi vede la Natura redenta dalla collera arimanica, come nell’epoca della sua nascita pone l’inizio del nuovo ciclo evolutivo: la reincarnazione, cioè, dell’epoca indiana, permeata però e trasformata dall’Impulso Cristico.

Sotto tale aspetto guardando la storia, come agente dell’Impulso Cristico e quali dei separatori sono stimati Michelangelo e Lutero, il primo per avere separati elementi di natura inferiore (del passato, statici e pagani), da elementi di natura superiore (dall’avvenire, mobili e di natura Cristica), il secondo per avere separato lo Spirito che nella Nazione Germanica s’è incarnato, dagli arimanici legami della Chiesa Romana; ritenendoli poi entrambi essenzialmente preparatori di individuali destini e forme, nei quali si esprime l’anzidetto Impulso.

In questo sistema i fatti hanno esclusivamente un valore indicativo-evocativo, non propriamente di simbolo, ma di geroglifico, qualora tale rapporto conservino.

Qualcosa del genere aveva scritto Mallarmè in fatto di poesia, ma non bisogna dimenticare che il Mallarmè era un Platonico; che è quanto dire, un contemplatore di un mondo dall’eterno definitivo nella sua marmorea estaticità.

Poiché all’infuori di queste sovrumane e trascendenti realtà, una seconda esterna realtà non può essere data, il mondo empirico, quello che coi nostri occhi di carne guardiamo e coi nostri desideri appetiamo, non può esistere che come illusione (Maja), e formare quelle che la Bibbia denomina «tenebre esteriori», mentre la realtà vera è quella data dal pensiero non appetibile, disinteressato ed amoroso.

Sopra questa distinzione il Caffarelli giustamente insiste, identificando con questa seconda realtà il materiale animico sottile del lavoro artistico.

Qui basti dire che il Caffarelli ritiene che le cose abbiano due faccie e perciò due Nomi: chiamando l’uno «il Nome Economico» e l’altro «il Nome Amoroso».

Gli uomini comuni, i quali vivono nelle «tenebre esteriori», conoscono solo il primo; gli altri uomini non comuni, cioè gli artisti, i pensatori, i santi o tutti quelli che meritano il nome di «uomini vivi», conoscono principalmente il secondo, e di quello si valgono.

La loro azione è pertanto improntata a sentimenti di amorosa attenzione, e sbocca in resultati di evoluzione e di redenzione, in quanto le cose innalzano alla purezza dell’Amore, cioè al Cristo; mentre l’azione degli uomini comuni che le cose appetiscono con arimanici sentimenti di cupidigia, le cose stesse cristallizzano nella loro attuale forma, anzi, come dice Wagner, dal quale il Caffarelli accetta il concetto e la parola, lo «incantano».

In questo carattere, di dinamis e d’amore ravvisa il Caffarelli la lucifero-cristica redentrice funzione dell’arte, che ridiventa iniziativa e gerofantica: cioè a dire, mistica e religiosa.

Sotto tale aspetto sono guardate le grandi figure della letteratura mondiale; l’hidalgo don Chisciotte e il Principe Amleto, il Mosè di Michelangelo ed il goethiano Faust, e i vari movimenti, dal romantico al futurista, che vengono ragguagliati all’ora cosmostorica della quale sono sintetica espressione e parte.

La storia assume sotto il suo sguardo una particolare vibrazione, diventa armonica e musicale. In ciò il Caffarelli è artista e rivela la sua vocazione.

In confronto ai neomistici italiani (che rappresentano un patologico stato d’animo di guerra è un conglomerato di pascolismo, di rousseaunianesimo, di tolstoismo e d’anarchismo contingente sentimentale. Reazione ad una contingente situazione storica di un gruppo di anime stanche e crepuscolari, il misticismo antroposofico del Caffarelli e dell’Onofri ha il vantaggio di essere una concezione integrale e storica della vita, discutibile anche per chi non l’accetta.

Armando Cavalli.


Un giudizio su Unamuno


Unamuno è oggi la prima figura letteraria della Spagna. Baroia può forse superarlo per varietà di esperienza esteriore; Azorin per delicatezza d’arte, Ortega y Gasset per sottigliezza filosofica, Ayala per eleganza intellettuale, Valle Inclan per grazia ritmica; può anche darsi che per vitalità egli debba cedere il primo posto a questo atleta delle lettere che si chiama Blasco Ibañez. Ma Unamuno si leva al disopra di tutti per l’altezza delle concezioni e per la serietà e la lealtà con cui — come Don Chisciotte, ha durante tutta la vita servito la pia Dulcinea per sempre irragiungibile. Anche un’altra ragione spiega la sua posizione preminente nelle lettere spagnuole: perchè egli, per la croce che ha scelto di portare, incarna lo spirito della Spagna moderna. Il suo eterno conflitto tra la fede e la ragione, tra la vita e il pensiero, lo spirito e l’intelletto, il cielo e la civiltà, è il conflitto della Spagna stessa. Paese di frontiera (come la Russia) dove l’Oriente e l’Occidente mescolano le loro onde spirituali, la Spagna oscilla senza tregua tra due filosofie della vita. In Russia questo conflitto emerge nella letteratura del XIX secolo, in cui Dostoievschi e Tolstoi rappresentano la tendenza orientale e Turgheniev si fa avvocato dell’Occidente. In Ispagna, paese meno conscio di sè stesso e in cui d’altra parte la fusione di Oriente e Occidente è assai più intima, data la comune base della civiltà latina, il conflitto è meno evidente, meno alla superficie. Oggi Ortega y Gasset è il nostro Turghieniev non senza variazioni; Unamuno è il nostro Dostoievschi, ma dolorosamente penetrato dalla forza dell’ideale contrario. C’è un terzo paese d’Europa in cui l’Oriente è compreso ed ha influenza quanto l’Occidente, un terzo paese di frontiera: l’Inghilterra. Questo ci spiega l’attrazione di Unamuno per la lingua e la letteratura inglese e la sua attenzione nel seguire gli svolgimenti del pensiero inglese. Il suo travaglio per la fusione di ideali nemici lo spiega istintivamente verso gli spiriti e le nazioni — che si oppongono — pur collaborandovi — al progresso. Così Unamuno, il più perfetto rappresentante, per le sue qualità e i suoi difetti artistici — della maschia varietà del genio spagnolo, è inoltre — per la sua vita spirituale — il simbolo vivente della sua patria e del suo tempo. Questa è la misura più adeguata alla sua personalità.

Salvador de Madariaga.


Nadler e Troeltsch

secondo Curtius


Nadler e Troeltsch — scrive il nostro collaboratore Curtius — hanno cercato di determinare la posizione della cultura tedesca in rapporto alla tradizione occidentale. Nadler ha dimostrato che la cultura tedesca non è qualcosa di omogeneo, ma che nasce dalla compenetrazione di due complessi storici complementari; quello del sud-ovest della Germania che sulla base di una unità e continuità di esistenza romano-tedesca di millenni produsse, seguendo uno sviluppo organico, l’umanismo e il classicismo, e quello Nord-orientale, in cui l’elemento slavo-tedesco fece sorgere il misticismo e il romanticismo.

Troeltsch nel Diritto naturale e l’umanità nella guerra mondiale ha caratterizzato i due sistemi d’idee la cui opposizione condusse alla guerra mondiale: da una parte l’ideologia dell’Europa occidentale e dell’America che ha le sue radici nelle idee, due volte millenarie, storiche e cristiane, del diritto naturale, dell’umanità e del progresso — dall’altra la concezione storica e organica, nata dal classicismo e dal romanticismo tedeschi, che si oppone come conservatrice, aristocratica e autoritaria alla concezione occidentale democratica dello Stato. Qui un ordine eterno, razionale, stabilito da Dio, fondamento della morale e del diritto, là una incarnazione individuale sempre rinnovata e vivente dello spirito creatore della storia. Questa è la suprema differenza. Chiunque creda al diritto naturale eterno e divino, all’identità di tutti gli uomini, al destino uno del genere umano e vi scorga l’essenza della umanità, non trova nella dottrina tedesca che una strana mescolanza di misticismo e di brutalità. Chiunque d’altra parte veda nella storia una moltiplicità eternamente vivente di individui che determinano rapporti individuali fondati su un diritto sempre nuovo non riconosce nell’ideologia occidentale che un piatto razionalismo, un atomismo egalitario, una mescolanza di superficialità e di fariseismo.


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Usciranno in gennaio:


O. GIARDINI

Antologia dei poeti catalani

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DOMENICO BULFERETTI

Storia della letteratura italiana e della estetica.


Volume 1° - Dalle Origini al Boccaccio L. 10,-
» II° - Dal Boccaccio all’Alfieri L. 14.—
» III° - Dall’Alfieri al D’Annunzio (in corso di stampa)

S. E. Benedetto Croce così giudica i primi due volumi dell’opera del Bulferetti:

«Li ho letti in questi giorni e mi sono altamente compiaciuto che un libro come questo sia stato scritto, nel quale la storia letteraria è esposta in modo nuovo, semplice, agile, con perfetta informazione e con molto buon gusto d’arte e di poesia. Non è lavoro dei soliti più o meno abili compilatori, ma di un uomo che ha per suo conto a lungo studiato e amato la letteratura italiana. Credo che il libro gioverà alla scuola e alla cultura italiana, se, come auguro, avrà la fortuna che merita».

Le richieste vanno falle o alla Sede Centrale di TORINO, via Garibaldi, n. 23 o alle Filiali di MILANO - ROMA - NAPOLI - FIRENZE - PALERMO

PIERO GOBETTI - Direttore responsabile

Tipografia Sociale - Pinerolo.

  1. Aratro primitivo dalla Grande Russia.