105Dopo molte vegliate in questa cura
Torbide notti, alfin diè calma al vago
Pensier quel Dio che queta ogni rancura
Col ramo che di Lete intinse al lago.
Ed ecco in sogno manifesta e pura 110Tornargli innanzi la medesma immago
Che gli apparve in Sorìa. Mesta del letto
Su la sponda s’asside, e con affetto
Così prende a parlar: Figlio, il crudele
Mio stato il miri. A che ti stai? Sol una 115È la via di salute, ed infedele
All’alme dubitose è la fortuna.
In che mar di misfatti abbia le vele
Spinto il poter de’ molti, e che nessuna
Esser può libertade ove son tutti 120Liberi, il vedi: e assai n’ha il fatto istrutti.
Arroge, ch’ella è un’impossibil cosa
In vasto stato; arroge l’opulenza,
E lo splendor de’ vizj, e la sdegnosa
Di tutte leggi popolar licenza. 125Arroge la ribelle, imperïosa
Forza dell’uso, cui nè vïolenza
Non doma, nè lusinga; e in questo suolo
L’uso comanda il comandar d’un solo.